AVELLINO- Le storie delle donne che si sono ribellate alla mafia per amore. Quale migliore modo di celebrare l’otto marzo e il coraggio e i sentimenti delle donne se non quello su cui si sono confrontati questo pomeriggio nella Sala Penta gli attivisti di Libera Avellino, Davide Perrotta e Stefano Pirone e il gruppo di lettura della Biblioteca Provinciale “Capone” di Avellino. Un confronto sulle storie raccolte nel libro “Ribelli” di Nando Dalla Chiesa, che ha raccontato sette storie di donne, che avevano sfidato la mafia. A partire da Francesca Serio, la madre del contadino Salvatore Carnevale ucciso (per aver fondato a Sciara la prima sezione del sindacato). Felicia Impastato, la mamma di Peppino, che aveva sempre combattuto perché non passasse il depistaggio sulla morte del figlio, la simulazione di un attentato terroristico fallito, combattendo fino alla condanna di Tano Badalamenti. Saveria Antiochia, la madre del poliziotto Roberto, ucciso insieme al commissario Ninni Cassarà, ma anche Michela Buscemi, che aveva due fratelli, contigui agli ambienti criminali e uccisi dalla mafia in modo brutale . Si costitui’ parte civile al maxiprocesso contro i boss di Cosa Nostra. Ci sono le storie di Lea Garofalo, diventata testimone di giustizia contro la sua famiglia, uccisa e fatta scomparire. Il coraggio di Lea e di sua figlia Denise. E c’e’ la storia di Rita Atria, la diciassettenne legata a Paolo Borsellino, suicida dopo la strage di Via D’Amelio. Nella Sala Penta, Stefano Pirone di Libera ha voluto rileggere proprio l’ultimo scritto di Rita. “Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combarrete la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.
Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta”. Per l’esponente di Libera, che insieme a Davide Perrotta porta nelle scuole queste testimonianze, non c’è solo una tragedia nelle parole di Rita ma anche un messaggio di speranza. Tanti i contributi che sono giunti dalla diverse esperienze a confronto nel gruppo di lettura incontratosi nella Sala Penta, con riflessioni su quelle storie tragiche ma di eroine civili e sull’attualità.
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