SOLOFRA – La Cassazione, i magistrati della Sesta Sezione Penale, ha deciso di rimettere gli atti di una vicenda giudiziaria legata alla decadenza del consigliere comunale Vincenzo Clemente alla Corte Costituzionale per valutare la legittimità dell’abrogazione della norma, l’abuso in atti d’ufficio, voluta dal ministro Nordio.
Come hanno sottolineato in una nota gli avvocati dello Studio Clemente-Caprio, in particolare a seguire l’iter l’avvocato Romolo Clemente, si tratta di “una questione di fondamentale importanza per la tutela della legalità nella Pubblica Amministrazione. Con questa pronuncia, emessa nell’ambito del procedimento in cui noi rappresentiamo la parte civile, la Suprema Corte dubita della legittimità costituzionale dell’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, introdotta dalla legge n.114/2024”.
Il caso riguarda un segretario comunale condannato sia in primo che in secondo grado per aver illegittimamente fatto decadere un consigliere comunale dalla sua carica a Solofra nel 2011. Si legge nella nota dello Studio Legale Caprio Clemente che: “La Cassazione evidenzia come l’abrogazione dell’abuso d’ufficio lasci un vuoto di tutela rispetto agli obblighi internazionali assunti dall’Italia con la Convenzione ONU contro la corruzione di Merida, che impone di mantenere efficaci strumenti di prevenzione degli abusi dei pubblici funzionari. Come ricordato dalla stessa Corte, l’abuso d’ufficio rappresentava uno strumento essenziale per sanzionare le condotte dei pubblici ufficiali che, violando i principi di imparzialità e buon andamento della PA, causavano intenzionalmente danni o vantaggi ingiusti. La sua abrogazione, secondo la Cassazione, non è stata compensata da adeguati strumenti alternativi di prevenzione. I rimedi amministrativi e disciplinari esistenti sono infatti frammentari e non sempre attivabili”.
Intanto resta una partita e una battaglia aperta: “La decisione della Corte Costituzionale sarà cruciale per il futuro della legalità amministrativa nel nostro Paese: dovrà valutare se l’eliminazione di questo importante presidio sia compatibile con gli obblighi internazionali dell’Italia e con i principi costituzionali di buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione. Proseguiremo questa importante battaglia di civiltà giuridica costituendoci nel giudizio davanti alla Corte Costituzionale, per contribuire a ripristinare un essenziale strumento di tutela dei cittadini contro gli abusi della Pubblica Amministrazione”.