LAURO- Due anni di reclusione con pena sospesa inflitti ad un imprenditore agricolo dal giudice monocratico del Tribunale di Avellino per una morte sul lavoro. La Procura di Avellino e la parte civile (gli avvocati Carolina Schettino e Antonio Iannaccone) hanno ottenuto la condanna per la morte di un giovanissimo operaio avvenuta cinque anni fa. Il giovane morì a causa delle ferite riportate nell’incidente del trattore che stava guidando in una zona nelle campagne di Lauro nel dicembre del 2020. La pm Chiara Guerriero, sostituto della Procura di Avellino aveva chiesto una condanna a due anni e otto mesi nei confronti del titolare dell’impresa alle cui dipendenze era Antonio Maffettone, operaio florovivaista, sbalzato dal mezzo e deceduto per i traumi riportati. Il Gup Paolo Cassano aveva rinviato a giudizio l’imprenditore, difeso dall’avvocato Francesco Turco, Secondo le indagini dei Carabinieri, come ricordato in aula sia dalla Procura che dalle parti civili, sull’incidente avvenuto nelle campagne di Lauro nel dicembre 2020, l’ imputato era responsabile di omicidio colposo e della violazione di una serie di norme in materia di lavoro. A partire da quella consistita relativa alla valutazione del rischio aziendale senza la nomina del medico competente per l’effettuazione della sorveglianza sanitaria e in mancanza di collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e con il medico competente e visto che aveva affidato le lavorazioni ai lavoratori senza la prescritta formazione per l’utilizzo del mezzo agricolo loro affidato, né aveva preso le misure necessarie affinché le attrezzature di lavoro fossero installate e utilizzate ni conformità alle istruzioni d’uso, per cui era stato cagionato il decesso di Maffettone. L’incidente era avvenuto il primo dicembre 2020, quando Maffettone, alla guida del trattore insieme ad un altro operaio che si trovava sul rimorchio dello stesso mezzo agricolo, stava trasportando alcune piantine di nocciole espiantate dalla proprietà dell’indagato in altro terreno sempre di proprietà dello stesso. Durante li tragitto, mentre il veicolo, al quale era state previamente rimosse le porte laterali, si trovava su una strada con una pendenza fra il 15 e 20%, Maffettone aveva cercato di prendere dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette e, così facendo, avrebbe perso il controllo del mezzo che, quindi, si era ribaltato ed era precipitato lungo la scarpata, schiacciando il giovane operaio, sbalzato fuori del mezzo, a causa della rimozione dallo stesso delle porte laterali. La famiglia di Maffettone si è costituita parte civile ed è difesa dagli avvocati Carolina Schettino e Antonio Iannaccone. Proprio la parte civile ha discusso sul profilo giuridico delle condotte ma anche sull’atteggiamento assunto dall’imputato dopo la tragedia e nel corso del dibattimento. Nessun cordoglio per la morte dell’operaio, nessuna parola in aula o fuori di essa per rappresentare solidarietà alla famiglia. Nella discussione, l’avvocato Schettino ha richiamato la testimonianza in aula dell’altro operaio coinvolto nell’incidente: “Questi ha confermato che né lui né Antonio avevano mai ricevuto alcuna formazione per l’utilizzo del trattore, non sapendo neppure cosa fosse un corso di formazione, o cosa fossero i dispositivi individuali di protezione, se quel trattore fosse omologato per uno o per due, a cosa servissero le porte laterali che sono state rimosse. Addirittura ha dichiarato che il datore di lavoro neppure aveva mai detto loro, a voce, in che modo andava condotto quel trattore”. “L’ennesima tragedia sul lavoro che poteva e doveva essere evitata” ha esordito l’avvocato Schettino. In aula erano presenti la mamma ed una sorella. La sentenza ha anche previsto una provvisionale immediatamente esecutiva di 50mila euro per la mamma e di 40mila euro ciascuno per i fratelli. La famiglia del ventinovenne aveva anche ottenuto grazie ad una impugnazione della prima bocciatura, un riconoscimento da parte dell’Inail per la morte del ventinovenne.
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