“La violenza è l’ultima strada, fatevi aiutare se avete bisogno”: l’appello di Giovanna, mamma coraggio, agli uomini

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Alfredo Picariello – Solofra e San Giovanni La Punta non sono poi così lontane. Irpinia e Sicilia unite da due storie di dolore straziante. La storia di due giovani donne, unite da un medesimo destino e dallo stesso cognome. Antonella Russo, a soli 24 anni, fu uccisa dal compagno della mamma la mattina del 20 febbraio 2007. Era il 21 agosto 2014. La piccola Laura Russo, 12 anni, fu uccisa a coltellate nel sonno, dal padre Roberto. Antonella aveva convinto la mamma a lasciare il compagno violento e, per questo motivo, fu “punita”. Laura e la sorella di 14 anni scoprirono, sui social, che il papà tradiva la mamma, e la donna decise di allontanarsi un po’ per riflettere sul rapporto. Come hanno scritto i giudici, che hanno stabilito la condanna di Roberto Russo all’ergastolo, l’uomo voleva “infliggere un castigo alla loro madre per le sofferenze che aveva dovuto subire, e per avere coinvolto i figli nella loro crisi coniugale”.

Oggi, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la casa rifugio di Ospedaletto che porta il nome di Antonella Russo, ha ospitato Giovanna Zizzo, la mamma di Laura. Una donna coraggiosa che ha trasformato il grande dolore in testimonianza e in aiuto verso le donne che subiscono violenza.

“Il sacrificio di Antonella e Laura deve servire per combattere la violenza sulle donne, per contrastarla, perché ci sta massacrando, è ora di farla finita. Con la storia della mia bambina io combatto per tutte le donne”.

Giovanna oggi è forte e combattiva, sguardo fiero e deciso, un bel sorriso che le illumina il viso. Ma per lei non è stato facile. “Ho vissuto questi cinque anni con la netta sensazione di essere una figura fastidiosa. All’inizio uscivo solo se avevo addosso gli occhiali da sole, era impossibile sostenere gli sguardi, sopravvivere al pregiudizio è stata una delle tante prove che ho dovuto affrontare. Ma ora so che ho sbagliato a sentirmi sbagliata. Io sono la mamma di Laura, ho lei dalla mia parte e potete pensare quello che volete. Non mi nasconderò mai più dietro un paio di occhiali”.

Gira l’Italia, Giovanna, per sensibilizzare tutti. “La donna che subisce violenza deve parlare, non si deve chiudere nel silenzio. Occorre trovare la forza di chiedere aiuto, di denunciare, di affrontare tutto e tutti”. E qui, a Giovanna, vengono in mente i primi giorni dopo l’omidicio di Laura. “Non ti rendi conto, i primi giorni, di quello che accade e di quello che è accaduto. Io mi sono chiusa nel mio dolore, aspettavo la morte chiusa in un angolo. Ma poi, grazie a Dio, ho capito che dovevo reagire. La forza l’ho trovata in lei, in Lauretta. Lei vivrà fin quando io parlerò e racconterò. Lei e le altre smetteranno di vivere se smetteremo di parlare”.

Per Giovanna è imporante rivolgersi anche ai maschi. “Mi rivolgo anche agli uomini, anzi, di più a loro. Quando non riuscite a controllare la rabbia che avete dentro, chiedere aiuto. La violenza è l’ultima strada, da lì non si torna più indietro. Non fate schiocchezze, chiedete aiuto, perché è possibile porre rimedio”.

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