I tempi in cui la Serie A rappresentava il meglio che il calcio europeo fosse in grado di offrire sono ormai lontani. Sono anni che il nostro movimento calcistico annaspa sia a causa della crisi economica globale che ha colpito anche il sistema calcio, sia a causa dei numerosi problemi nati a livello federale e in sede di organizzazione dei vari campionati professionistici. Il fondo, tuttavia, è stato toccato quando la Nazionale maggiore di Calcio, sotto la sciagurata gestione Ventura, non è riuscita a qualificarsi ai Campionati del Mondo di calcio che sono andati in scena in Russia nel 2018. Dopo quella disfatta, anche i massimi dirigenti della FIGC compresero la necessità di dare una scossa a tutto il sistema e il primo passo in tal senso fu affidare la panchina azzurra a Roberto Mancini.
Una missione impossibile: lasciarsi alle spalle la mancata qualificazione a Russia 2018
Il doppio incontro contro la Svezia e la conseguente mancata qualificazione ai Campionati del Mondo di Russia 2018 hanno rappresentato con ogni probabilità il punto più basso della storia del calcio italiano. Il lento declino del gruppo azzurro era già iniziato dopo la storica vittoria dei mondiali tedeschi del 2006 ma in pochi, se non nessuno, avrebbero potuto immaginare che l’epilogo di quel percorso sarebbe stato l’esclusione dalla competizione iridata. Nelle ore immediatamente successive a quella disfatta, l’allora commissario tecnico Gian Piero Ventura venne individuato come unico responsabile del fallimento. In realtà, quell’eliminazione manifestò in modo plateale la cronica mancanza di talenti che da anni affliggeva il nostro movimento e smascherò una volta per tutte gli innumerevoli errori commessi nel corso degli anni a livello federale. A Roberto Mancini venne quindi affidato il compito di operare un radicale cambio a livello mentale ancor prima che dal punto di vista meramente tattico o tecnico e, dopo quasi due anni, possiamo finalmente dire che quell’inversione di rotta c’è stata. Sin dalla prima partita nel girone di qualificazione agli Europei 2020, l’Italia è sembrata una squadra ben organizzata, che ha fatto dell’attacco e del possesso palla i suoi punti di forza. I risultati non sono tardati ad arrivare e con 10 vittorie in altrettanti incontri, gli azzurri si sono garantiti senza particolari problemi il pass per il prossimo torneo continentale itinerante. A Mancini va riconosciuto il merito di aver rifondato il gruppo dando fiducia ai tanti giovani che si stavano mettendo in luce con le maglie dei club di appartenenza e non è un caso che al 5 di maggio, secondo le scommesse sul calcio di Betway, a quota 12, l’Italia sia considerata tra le favorite assolute per la vittoria della competizione.
La chiave di volta: largo ai giovani
Come detto, il primo cambiamento adottato da Mancini è stato quello che ha riguardato l’impiego massiccio di giovani alla prima esperienza in azzurro. Sotto la gestione del commissario tecnico originario di Jesi, sono stati diversi i ragazzi che sono riusciti a imporsi e a conquistare una maglia da titolare. Lorenzo Pellegrini, Luca Pellegrini, Nicolò Barella, Stefano Sensi e Federico Chiesa hanno convinto sin dalla loro prima apparizione e hanno trascinato la squadra a suon di goal e di giocate di qualità. Il giocatore che ha maggiormente sorpreso è stato tuttavia Nicolò Zaniolo, autentico campioncino in forza alla Roma e la cui maglia è stata la più venduta in assoluto sullo store online della Puma. Un netto cambio di rotta che ha fatto sì che la selezione azzurra riuscisse a lasciarsi alle spalle le difficoltà del passato e, come detto, chiudesse il girone di qualificazione al primo posto con 10 vittorie in 10 gare, grazie ai 37 goal realizzati e ai soli 4 subiti. Mancini, oltre ad aver allestito una squadra competitiva nell’immediato, ha gettato le fondamenta per la Nazionale del futuro, ricca di giocatori di talento e dalla grande personalità. Se è vero che i tempi in cui l’Italia poteva schierare giocatori del calibro di Maldini, Nesta, Cannavaro, Pirlo, Totti, Del Piero e Baggio sembrano essere sempre più lontani, è altrettanto vero che il futuro sorride agli azzurri e che gran parte del merito è di Roberto Mancini.
Il tecnico di Jesi sarà ora chiamato alla sfida più difficile: dare seguito alle aspettative che da ora in poi saranno decisamente elevate. Solo il futuro sarà in grado di dirci se questo gruppo si rivelerà forte e vincente come quelli del recente passato, ma la sensazione è che i presupposti per fare bene ci siano tutti e che Mancini sia l’uomo giusto da cui ripartire.