La Consulta boccia l’Italicum: cosa cambia per i parlamentari irpini?

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Un momento nell'aula della Corte Costituzionale durante la discussione su questioni di legittimità costituzionale dell' ''Italicum''. Roma 24 gennaio 2017. Al centro il presidente Paolo Grossi, alla sua destra Aldo Carosi, Mario Rosario Morelli, Giuliano Amato, Daria De Petris, Franco Modugno. Alla sinistra di Grossi Giorgio Lattanzi, Marta Cartabia, Giancarlo Coraggio, Silvana Sciarra, Nicolo' Zanon (relatore), Augusto Antonio Barbera. ANSA/GIUSEPPE LAMI

La Corte ha stabilito che l’Italicum è incostituzionale. Abolito il ballottaggio tra le due liste che prendono più voti; sopravvive, invece, il premio di maggioranza per la forza politica che raggiunge il 40% al primo turno.

“All’esito della sentenza, la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione“, sottolinea il comunicato della Consulta.

Cosa cambia per i parlamentari e, in particolare, per quelli irpini?

La Corte, dopo una seduta di 8 ore, ha dichiarato illegittima la parte che consentiva al capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezione per quale optare. In questo modo si sarebbe potuto decidere a tavolino a quale tra i primi dei non eletti dei vari collegi garantire un seggio a Montecitorio.

Salva, invece, la possibilità di candidarsi in più collegi elettorali: in caso di elezione in più di uno, si procederà al sorteggio per stabilire per quale optare.

Ecco il comunicato della Consulta:

“La Corte ha respinto le eccezioni di inammissibilità proposte dall’Avvocatura generale dello Stato. Ha inoltre ritenuto inammissibile la richiesta delle parti di sollevare di fronte a se stessa la questione sulla costituzionalità del procedimento di formazione della legge elettorale, ed è quindi passata all’esame delle singole questioni sollevate dai giudici”, si legge nella nota integrale diffusa dagli alti giudici. A chiedere di dichiarare totalmente incostituzionale l’Italicum era stato l’avvocato Felice Besostri, visto che la legge elettorale era stata approvata con il voto di fiducia dal governo di Matteo Renzi. L’avvocato generale dello Stato, Massimo Massella Ducci Teri, invece, aveva difeso il ballottaggio, sottolineando che”la Costituzione non lo vieta” ed è uno strumento adottato in altri Paesi e anche da noi per i sindaci. Respinte le due eccezioni, dunque la Consulta ha spiegato “rigettato la questione di costituzionalità relativa alla previsione del premio di maggioranza al primo turno e ha invece accolto le questioni relative al turno di ballottaggio, dichiarando l’illegittimità costituzionale delle disposizioni che lo prevedono”. Inoltre, “ha accolto la questione relativa alla disposizione che consentiva al capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezione il proprio collegio d’elezione. A seguito di questa dichiarazione di incostituzionalità, sopravvive comunque, allo stato, il criterio residuale del sorteggio”.

Rimane sempre la questione della omogeneità dei due sistemi elettorali di Camera e Senato, chiesta a più riprese dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Sarà il Parlamento incaricato a dirimere la questione.

Si scatena il dibattito politico: Movimento Cinque Stelle, la Lega Nord e i Fratelli d’Italia vogliono il voto subito. Pare che anche Renzi abbia aperto a questa possibilità. Contrari Alfano e Berlusconi.

Foto Ansa