Il voto per le regionali – Caldoro, la batosta è pesante: non ha pagato il tentativo di delegittimare l’avversario

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Michele De Leo – Bisogna saper perdere cantavano i Rokes negli anni sessanta. Oltre mezzo secolo dopo, nessuno sembra ricordare neppure il ritornello di quella canzone. La politica del terzo millennio è fatta di vincitori e vincitori, nessun vinto, nessuno sconfitto. La dimostrazione più eloquente la fornisce Stefano Caldoro: ha subito una batosta senza precedenti, racimolando un quarto dei voti del suo avversario – finendo oltre un milione e 300mila voti, più di 50 punti percentuali, dietro al confermatissimo Governatore Vincenzo De Luca – ma non fa mai autocritica. L’ex Presidente attribuisce troppi meriti al Covid, ma anche tanti demeriti alle sue liste, senza mai mettersi in discussione. Letti oggi, i suoi commenti ai dati impietosi dei sondaggi – “ci credo poco”, “il consenso nei confronti di De Luca crolla, il nostro cresce”, “tra due settimane saremo pari” – erano esclusivamente incitamenti al gruppo, alla coalizione, per cercare di recuperare quanto più terreno possibile in una battaglia persa in partenza. Nemmeno il più pessimista, però, si aspettava un esito così drammatico: meno del 20% ed appena tre seggi in più dei Cinque Stelle che si sono presentati all’appuntamento elettorale con la sola lista di partito. Nei commenti a caldo, Caldoro prova a giocarsi la carta del Covid piuttosto che quella di un “centrodestra in difficoltà” – solo nel 2019, a quelle elezioni europee in cui il Movimento Cinque Stelle viaggiava ancora oltre il 30%, i tre partiti maggiori della coalizione avevano superato, da soli, il 38% dei voti – e “ogni partito con un livellamento verso il basso”. Non una parola per evidenziare che, forse, il centrodestra ha sbagliato strategia, che Mara Carfagna poteva aver ragione quando sosteneva che bisognava cambiare e puntare sul rinnovamento. Del resto, non è un caso che gli stessi alleati abbiano provato fino all’ultimo a trovare un’intesa su nomi diversi, ripiegando solo in extremis su Caldoro, soprattutto per evitare spaccature nella coalizione. Caldoro è stato per cinque anni presidente della Regione e non ha fatto bene, in primis nelle aree interne. Del resto, pur partendo da una posizione di vantaggio – la stessa che, oggi, sentendo le sue parole, avrebbe fortemente favorito De Luca: “non è stata una battaglia ad armi pari, perché fatta contro presidenti con una forza amministrativa, che hanno avuto il potere fino all’ultimo giorno di poter determinare eventi, scelte anche mediatiche” – era stato sconfitto dal suo avversario all’ultima tornata elettorale, nel 2015. La batosta inflitta da De Luca, con queste proporzioni, non può essere solo frutto della gestione dell’emergenza Covid: l’ex sindaco di Salerno ha vinto grazie a tanti consensi guadagnati anche nell’elettorato di centrodestra (in molti comuni i voti attribuiti alle liste di centrodestra superano quelli di Caldoro), ad una gestione, soprattutto dell’ultimo periodo, che è stata apprezzata dai cittadini campani. Non ha pagato solo il piglio deciso ed autoritario, ma anche una gestione da padre di famiglia. Un atteggiamento fortemente criticato dal suo avversario e da molti esponenti del centrodestra, perché sarebbe stato esclusivamente mediatico e per nulla seguito da contenuti utili alla gente della Campania. I cittadini, però, alla prova dei fatti, hanno dimostrato di credere molto più ad un Presidente che, nei mesi scorsi, era pronto a scendere in campo contro tutto e tutti, persino contro il suo partito. Oggi, ha vinto soprattutto lui.