Stato di emergenza ‘potenziale’: scatta il Piano provinciale dei rifiuti. In mancanza di ‘poteri’ in materia da parte della Provincia, nasce la nuova strategia messa in campo grazie alla ferma collaborazione l’Ente di Palazzo Caracciolo, i Comuni ed i Consorzi Smaltimento Rifiuti Avellino1 e Avellino2. Un piano di cui si è a lungo parlato ma che solo ieri mattina ha acquistato i dettagli di una concreta messa a punto. Il tutto in seguito all’incontro degli organi preposti. Un tavolo di concertazione permanente tra l’assessore provinciale Bruno Fierro, i presidenti dei Cosmari, Raffaele Spagnuolo e Vincenzo Sirignano, l’assessore del Comune di Avellino, Antonio Spina, il sindaco di Ariano Irpino Domenico Gambacorta e l’architetto Risi. Ore febbrili per una discussione che ha decretato, alla fine, unanimità di consensi. Facile per le istituzioni, altrettanto per i cittadini, il nuovo Piano prevede il potenziamento, questa volta reale, della raccolta differenziata, a giorni alterni, tra il secco e l’umido. In questo modo i quantitativi di rifiuti saranno notevolmente ridotti e la parte umida, quella che per i profani viene semplicemente definita la peggiore a livello ambientale e non solo, sarà dirottata verso Bisaccia, dove è collocata una discarica privata, o verso l’impianto di compostaggio di Teora. Nei suddetti stabilimenti l’umido verrà lavorato e trasformato in ‘compost’, materiale che, volendo, potrà essere utilizzato in campo agricolo. Il sistema, dunque, rispetto al passato non cambia. Qualche variazione sensibile si potrà però riscontrare, in senso positivo, a livello economico. Portare l’umido verso un impianto di compostaggio comporta un onere minore rispetto alla lavorazione presso il Cdr. E sono i dati a parlare. Durante il trascorso periodo di emergenza il Comune di Ariano ha sopportato uscite pari a 850mila euro mentre Avellino circa 1milione e 500mila. Ora, invece, non solo si spera di ridurre i costi ma il supporto ai comuni è maggiore grazie ad un metodo di smaltimento gestito in maniera ben più razionale. Dunque, un primo passo nato dalla intramontabile filosofia ‘non basta ma aiuta’. Un programma che sarà reso effettivo, attraverso impianti e mezzi, a partire dall’inizio di settembre – tempo utile per metterlo a punto in maniera logistica- ed il cui rispetto non verrà semplicemente affidato al senso civico dei cittadini: in caso di inadempienza, infatti, sono previste sanzioni a carico di tutti i Comuni. Dunque il Piano è pronto ma, è opportuno ricordarlo, prescinde dallo stato di emergenza anche se, allo stesso tempo, è propedeutico al famoso processo di provincializzazione a cui da tempo si auspicava. Dunque l’audacia, come precisano gli stessi componenti del tavolo, non è nel progetto in se ma nel fatto di renderlo vero e proprio banco di prova durante il periodo di emergenza. Una procedura prevista dal decreto Ronghi, che la considera applicabile proprio in virtù di una fase emergenziale. Ora, per far partire il Piano, sarà necessaria un’ordinanza della presidente della Provincia. In seguito saranno i vari Comuni, sempre tramite ordinanza, a gestire il proprio programma sul territorio adattandolo alle direttive fornite dalle autorità competenti. A conti fatti nulla di diverso rispetto al progetto che il Comune di Avellino, in sinergia con il Cosmari Av1, cerca di applicare da un anno a questa parte con esito soddisfacente. Con documenti alla mano il presidente Spagnuolo ha messo in evidenza risultati indubbiamente positivi: “Su 15 comuni, con un bacino di utenza di circa 114mila abitanti, la differenziata a spinta ha raggiunto livelli pari ad oltre il 50 per cento”. Dati che confermerebbero, almeno ‘prima facie’, la rispondenza da parte dei cittadini rispetto alla questione differenziata. Anche se, come si è confermato nel corso della seduta, insistere nell’educazione della popolazione appare fondamentale. “L’emergenza rifiuti – ha sostenuto il presidente del Cosmari Avellino2 – ha prodotto un grande risultato: ha saputo far emergere nel popolo la presa di coscienza rispetto al problema”. Ora la necessità impellente è quella di presentare un programma che li metta in grado di poter rispondere in maniera razionale all’obbligo della differenziata. “Altrimenti – conclude Sirignano – potremmo dire di aver perso due volte: oltre alla battaglia con l’emergenza perderemmo anche quella con i cittadini”. Ma il caso vuole che in materia rifiuti si possa parlare di una vera catena di montaggio che, inevitabilmente, porta alla questione ecoballe. Una accezione che da qualche giorno a questa parte viene prepotentemente associata a Savignano Irpino. Non più fos e sovvalli nell’antica fornace ma ecoballe. “Non abbiamo poteri in materia – ha spiegato ancora una volta Fierro – Tutto è nelle mani del commissariato”. Una presa d’atto che non sembra preannunciare nulla di buono. L’Irpinia, infatti, ancora una volta sembra essere stata penalizzata e questa volta l’indicazione del Consiglio Provinciale (sito per fos e sovvalli, ndr.) viene scavalcata da Catenacci. Quella definita tante volte – e forse a ragione – ‘terra di nessuno’ riceverà ecoballe mentre il Sannio, a differenza di quanto si pensava, sarà ricettore di fos e sovvalli. Sono i “misteri della politica e forse dei nuovi equilibri che i Territori richiedono”. Ma anche in questo caso l’assessore provinciale all’Ambiente non resta inerme. Martedì è infatti il giorno fissato per l’incontro con il sub commissario Ciro Turiello. Inutile dirlo, a queste condizioni la Valle del Cervaro riserverà senza dubbio grandi sorprese. Il passo da fos e sovvalli ad ecoballe, di fatto apre al disegno della discarica. Ed obiettivamente, nessuno qui in Irpinia, voleva arrivare a questa decisione. La storia che sta per iniziare, è ancora ricca di sorprese e di agitazioni popolari…
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