Il Pdl si presenta tra bordate a De Mita e tifosi d’eccezione

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Avellino – Un momento da tempo “sognato”. Sala gremita. Un ‘bersaglio’ d’eccellenza: Ciriaco De Mita. Un ‘tifoso particolare’: Antonio Sibilia. Questi gli ingredienti che hanno animato il nuovo soggetto che si appresta a cavalcare la scena politica italiana e locale: il Pdl. All’Hotel de la Ville la presentazione dei candidati e del progetto nato “non solo per vincere le elezioni ma per dare una svolta all’Italia”. Al tavolo Giulia Cosenza, Franco D’Ercole, Cosimo Sibilia, Mario Landolfi, Marco Pugliese, Antonio De Mizio, Ettore Freda, Giuseppe Ragucci e Massimiliano Moscariello. Tra i presenti in sala, tra gli altri, Domenico Gambacorta, Generoso Cusano, Claudio Rossano, Antonio Sibilia, Modestino Iandoli, Giovanni D’Ercole…
Premessa d’obbligo: “Tutti i presenti, a dispetto di quanto qualcuno ha detto, sono fautori della nascita del Pdl. E questa unione non è una semplice unione di fatto ma un vero ‘matrimonio’ come tradizione vuole”.
Un programma composto da pochi punti – “ma efficaci” – illustrato con attenzione e condito con non poca ironia. Un plastico ben congegnato e sapientemente offerto agli italiani attraverso la sagace rappresentazione di D’Ercole: “Veltroni attraversa l’Italia su un pullman (ma in realtà sale solo in periferia); De Mita ha preso il furgoncino di Casini per arrivare alla meta; noi viaggiamo su binari veloci verso una meta sicura”. Uno tra i tanti il proposito: “Basta con la politica delle parole, è il momento dei fatti”. Per chiudere un ‘passaggio’ sulle regionali che ha meritato la standing ovation dei presenti: “Abbiamo il dovere sacrosanto di mandare a casa Bassolino”.
Non meno d’impatto la presenza di Moscariello, rappresentante dei Popolari Liberali, accusati da Casini di essere “dei topi che hanno abbandonato la barca”. “Noi siamo coerenti. E restiamo con il Pdl”. Poi un doveroso appello ad Angelo D’Amelio: “Lascia quel partito, non è quello per cui ti sei battuto. Oggi è il partito di De Mita”.
La classe dirigente, vecchia e nuova, è stata invece il punto focale dell’intervento di Freda, entusiasta all’idea che “l’Irpinia finalmente tornerà a far parte dell’Italia”. “La vecchia classe politica non ha lavorato per sviluppare questo territorio. L’intelligenza politica di De Mita ha creato una situazione di soggezione. Il condizionamento psicologico ha preso forma ed è diventato un sistema di potere”. Ma sembra che i tempi siano cambiati: “Non proponiamo politici di carriera asserviti al potere di uno solo ma gente che vive della propria professione e non della politica. Già solo per questo siamo più credibili”.
Un “umile” contributo, così come egli stesso lo ha definito, anche quello di Marco Pugliese, nei nuovi abiti di…politico, convinto assertore del grande errore generato dalla filosofia della politica, corrente di pensiero diffusa a partire dagli inizi del ‘900: “Siamo stati abituati ad ascoltare filosofi della politica che non ci hanno mai fatto capire niente. Questa condotta si è concretizzata nella linea di pensiero che ha generato l’Ulivo di Romano Prodi. I politici non devono fare filosofia ma amministrare”. E, definito il ruolo del politico ‘doc’, la vera ‘novità’ è quella della meritocrazia: “Il concorso deve vincerlo il più bravo, non l’amico del politico. La Asl deve essere guidata dal manager più capace, non dal medico che ha fatto politica ‘nel modo giusto’”.
Per finire l’appello alla chiarezza di Sibilia. Un monito rivolto a chi ha ancora situazioni da definire: “Questo assessore regionale (De Luca, ndr) candidato nel Pd, non so se si è dimesso o meno”. Resta il fatto che questa provincia, seppur piccola, determina gli equilibri regionali e nazionali. Premessa in grado di far partire una legittima richiesta: “Vogliamo Berlusconi ad Avellino… Mario (Landolfi, ndr), pensaci tu”. (di Manuela Di Pietro)

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