Il centrosinistra tra la restaurazione interna del Movimento Cinque Stelle e gli ultimi sussulti di un Partito Democratico sempre più subalterno

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Michele De Leo – E’ in corso una fase di transizione della politica italiana, che potrebbe aprirsi a nuovi scenari. Nel centrosinistra regna grande confusione. Il Movimento Cinque Stelle è alle prese con una restaurazione interna che va ben oltre la leadership di Giuseppe Conte. La guida dell’ex Premier porterebbe i pentastellati ad abbandonare definitivamente la loro connotazione originale – seppur già abbondantemente rivista in questi anni di Governo – e diventare un partito a tutti gli effetti, lasciandosi alle spalle non solo la piattaforma Rousseau ma, molto probabilmente, tutto quello che ancora resta (poco) del movimento del popolo. L’appuntamento con le elezioni amministrative, soprattutto nella Capitale, inoltre, potrebbe dire molto sulle future alleanze. La candidatura della sindaca Virginia Raggi potrebbe essere l’ultimo tentativo della base del movimento di difendersi da quello che sarebbe un cambiamento radicale. La scelta di non puntare sull’attuale primo cittadino, però, potrebbe costare ai pentastellati la perdita di gran parte degli ultimi seguaci storici, i quali si svincolerebbero dopo aver visto naufragare quegli ideali in cui avevano sempre creduto ma che, da tempo, sono rimasti solo sulla carta. Del resto, i leader storici hanno già dato ampia dimostrazione di sapersi trasformare per rimanere ancorati alle poltrone ed al potere. La candidatura della Raggi, d’altro canto, potrebbe minare i rapporti con il Partito democratico: il neo segretario Letta sembra orientato, come il suo predecessore Zingaretti, ad accettare supinamente tutti i diktat del Movimento anche se a tutto ci sarebbe un limite. La decisione di puntare sull’ex Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – le cui competenze non sono certo in discussione – piuttosto che ricercare un’alleanza alternativa al Movimento Cinque Stelle, quale potrebbe essere quella con Carlo Calenda, sarebbe la dimostrazione che il Partito Democratico non solo è legato indissolubilmente ai pentastellati, ma ha perso ormai del tutto quella spinta propulsiva che doveva farne una forza innovatrice della politica italiana. Le cose vanno meglio nel centrodestra dove, però, Forza Italia – nonostante l’importante peso specifico recuperato con il Governo di Mario Draghi – è sempre più marginale rispetto alla Lega e Fratelli d’Italia. Le due forze maggiori della coalizione – rimanendo una dentro e l’altro fuori l’attuale Esecutivo – hanno operato un’attenta ed importante valutazione politica che dovrebbe consentire loro di guadagnare ancora qualche consenso. Per questo, non sarebbe da escludere la possibilità che i forzisti cerchino alleanze diverse. L’ipotesi di una nuova coalizione di centro, però, è molto lontana dalla sua realizzazione: la presenza di troppi leader e di una poca propensione al dialogo costruttivo, finalizzato solo alla costruzione di un nuovo soggetto politico utile al Paese, sembrano escludere questa possibilità. La fucina, però, è stata appena aperta e siamo certi che saranno forgiati nuovi accordi e coalizioni, che potrebbero essere messi alla prova nel corso dei prossimi appuntamenti elettorali.