Iannace: “Il reddito di cittadinanza non fa sviluppare il Mezzogiorno”

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Michele De Leo – L’alleanza di Governo tra il Movimento Cinque Stelle ed il Partito Democratico continua a non convincere. Sono tanti i rappresentanti delle due forze politiche che faticano a digerire un’intesa che, solo fino a qualche settimana fa, sembrava impossibile. Uno di questi è il consigliere regionale Carlo Iannace che, dalla sua pagina Facebook, ha spesso criticato le azioni del Governo e del Movimento nello specifico. Il consigliere regionale non ha mai celato il suo disappunto nei confronti del Reddito di cittadinanza. E, ventiquattro ore dopo aver condiviso un’analisi di Marcello Gualtieri dall’eloquente titolo “Reddito di cittadinanza: sempre più un obbrobrio”, Iannace ha lanciato una stilettata anche nel suo intervento in aula nel corso della seduta monotematica sulla vertenza della Whirlpool. Un riferimento pungente, velato ma non troppo, che è la conferma di una condanna netta rispetto al provvedimento tanto voluto dal Movimento Cinque Stelle. “Dobbiamo prendere atto – ha evidenziato il consigliere eletto nelle fila dello schieramento “De Luca Presidente” – che i palliativi economici non fanno sviluppare il Sud, non portano lavoro: bisogna investire in innovazione e formazione. Non possiamo pensare di dare risposte vecchie a problemi nuovi ma, piuttosto, dobbiamo chiederci perché da oltre venti anni aziende straniere non investono in Italia”. Non è un mistero che – mentre migliaia di persone percepiscono un cospicuo assegno mensili – tanti padri di famiglia vengono espulsi dal ciclo produttivo ed altri vedono a rischio il proprio futuro occupazionale. Senza contare che sempre più giovani scelgono di lasciare le zone interne del Sud ed il Mezzogiorno più in generale alla ricerca di una stabilità occupazionale. “I dati diffusi dallo Svimez sull’emigrazione giovanile al Sud – aggiunge Iannace che non manca un’altra stilettata, stavolta rivolta a Salvini ed alla sua politica sull’immigrazione – raccontano di un Paese che sta perdendo la sua linfa vitale e il suo capitale umano. E così, mentre ci preoccupiamo di chi arriva, non ci accorgiamo di chi se ne va. In quindici anni, tra il 2002 e il 2017, se ne sono andati oltre due milioni di cittadini. Come se avessimo perso quasi la metà degli abitanti dell’intera Campania”.