Gioia, in aula lo psichiatra. E Limata dopo l’omicidio disse: “Più colpivo a morte e più mi piaceva”

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Omicidio Gioia, la perizia del professore Giuseppe Sciaudone ai raggi x per oltre due ore. Tanto è durata la discussione della relazione effettuata dallo pschiatra di Napoli, chiamato dalla Corte di Assise del Tribunale di Avellino ad accertare la capacità dei due accusati di concorso in omicidio aggravato commesso ai danni del povero Aldo Gioia, impiegato presso la Fca di Pratola Serra, ucciso all’età di 53 anni il 23 aprile del 2021.

Sciuadone, nei colloqui in carcere con Giovanni Limata ed Elena Gioia, ha dovuto stabilire le condizioni dei due ragazzi. E le sue conlusioni sono state depositate presso la cancelleria di palazzo di Giustizia una settimana fa: i due erano entrambi capaci di intendere e di volere all’epoca dei fatti e possono partecipare coscientemente al processo.

Stamattina, nel corso della nuova udienza, il professore Sciaudone si è trovato seduto, ancora una volta, difronte ai due imputati. Su richiesta di loro difensori, Rolando Iorio e Livia Rossi, Giovanni ed Elena si sono potuti accomodare al fianco degli avvocati, “divisi” da un cordone di due agenti peniteziari, più altri quattro alle loro spalle.

Elena in aula è arrivata con una vistosa fasciatura al braccio destro, un tutore, e più bionda del solito. Giovanni, prima di uscire dal “gabbiotto” per andarsi a sedere accanto al suo avvocato (la cosa ha un po’ infastido i fratelli Gioia), si è scambiato baci a distanza con la mamma, presente in aula. Sciaudone ha preso la parola poco dopo le 12 per illustrare quanto sostenuto nel lavoro svolto e sulle conclusioni alle quale è giunto.

Il lavoro del professore Sciaudone

Il perito nominato dalla Corte di Assise si è recato due volte presso il carcere di Avellino per incontrare Elena e Giovanni. Con lui, gli avvocati delle due parti e delle parti civili ed i consulenti da loro nominati. Ha incontrato dapprima Giovanni ma il colloquio è stato breve, non è durato nemmeno dieci minuti. La durata del colloquio con Elena, invece, Sciaudone l’ha giudicata congrua. La seconda volta, Giovanni si è aperto di più, ha parlato per più tempo. Questo secondo colloquio, di circa 50 minuti, è stato giudicato dallo pschiatra sufficientemente valido.

Le lacrime di Elena

Quando Sciaudone ha cominciato a parlare con la ragazza dell’accaduto, Elena è scoppiata in lacrime. Per questo motivo, si è fermato, ha ritenuto opportuno bloccare il colloquio. Sciaudone ha ribadito che i due erano e sono pienamente capaci di intendere e di volere. Non ha rilevato elementi sufficienti di disturbo in entrambi. Per lo psichiatra, la ragazza è molto intelligente. Tesi che ha sostenuto più volte nel corso dell’udienza.

Il secondo colloquio con Giovanni

Il ragazzo di Cervinara si è dimostrato più aperto e più comunicativo nel corso del secondo incontro con il professore Sciaudone. In particolare, quest’ultimo, ha provato a chiedergli a cosa avrebbe mai portato quel “progetto” che i due avevano studiato. Ma non è mai arrivata una risposta da Giovanni a tal proposito. Per il prof, il giovane, ex fidanzato di Elena, ha un disturbo antisociale di personalità, con alle spalle una storia di pesanti problematiche. Sciaudone avrebbe voluto andare a parlare di nuovo con lui in carcere per una terza volta ma ho poi desistito quando il ragazzo ha messo in pratica atti lesionistici.

Il ricovero di Giovanni

Limata, nel periodo di Natale, dopo il tentativo di suicidio, trascorre sette giorni sotto stretta osservazione nel reparto di psichiatria dell’ospedale Moscati di Avellino. I medici producono una relazione, dalla quale emerge che il ragazzo è affetto dal disturbo di Ganzert. Secondo Sciaudone, si tratta di un disturbo non grave. Il professore però ravviva la necessità che il giovane vada attenzionato, essendo la sua una personalità molto difficile e complessa.

Lo psichiatra napoletano ha esaminato anche la chat che i due ex fidanzati si sono scambiati. Chat che sottolineano una disturbo ossessivo-compulsivo ma nessun disturbo psicotico.

Il controesame del professore Sciaudone

Molte le domande che sono state poste a Sciaudone. La parte civile della mamma di Elena Gioia e della sorella, rappresentata dall’avvocato Sartori, si è chiesta come mai il professore non abbia effettuato dei test sui ragazzi. Gli viene poi chiesto se Limata abbia avuto una capacità manipolativa nei confronti di Elena, la risposta del prof è nettamente contraria a questa ipotesi.

“Io sono il mostro”

Nel controesame del professore, l’avvocato Sartori fa riferimento ad un messaggio che il Limata avrebbe inviato ad una sua amica subito dopo l’omicidio. “Mi sento un mostro, io sono il mostro. Più colpivo a morte il padre di Elena, più mi piaceva”. Dopo l’avvocato Sartori, la parola è passata all’avvocato Livia Rossi che difende Elena Gioia. Sciaudone ha ribadito che, secondo lui, Elena è una ragazza molto intelligente. Se fosse stata una ragazza problematica, non avrebbe fatto i progressi che, invece, ha fatto in carcere, dove si è diplomata ed ha iniziato anche a lavorare. Insomma, si è ben inserita nel mondo carcerario. L’ultimo controesame è stato quello dell’avvocato Rolando Iorio che difende Giovanni Limata.

La prossima udienza

Dopo oltre due ore, le parti hanno deciso di non proseguire, di non ascoltare dunque le versioni dei periti delle parti. Questo significa che saranno ascoltati mercoledì 29 marzo. In quella data, saranno sentiti dunque Paolino Cantalupo, nominato dall’avvocato Brigida Cesta (parte civile dei fratelli Gioia); Stefano Ferraguti, nominato dall’avvocato Livia Rossi e Pietrantonio Ricci dall’avvocato Francesca Sartori.