Giallo di Serino, dopo il no della famiglia fissata l’udienza per decidere sul caso Pelosi

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SERINO- Sarà discussa il prossimo sette giugno davanti al Gip del Tribunale di Avellino, Marcello Rotondi, l’opposizione alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Giovanni Pelosi, avvenuta nella notte del 2 maggio 2021 in Via Vicoletto I Ferrari nella omonima frazione della cittadina della Valle del Sabato.

Dopo l’impugnazione alla decisione della Procura di Avellino da parte dei familiari della vittima, la mamma, la sorella e la moglie, tutte rappresentate dall’avvocato Nicola D’Archi, è stata fissata la data dell’udienza camerale in cui sarà discussa la richiesta di nuove indagini avanzate dai familiari rispetto alla decisione di archiviare l’accusa di omicidio nei confronti dell’unico indagato (difeso dagli avvocati Michela Pelosi e Raffaele Tecce).

IL FATTO
La vicenda parte nella notte tra il 2 e il 3 maggio 2021. Intorno alle 3:30 la madre della vittima viene informata da una sua familiare del fatto che suo figlio si trova riverso a terra in via Ferrari. La donna allerta la figlia e in pochi minuti sono sul posto. Purtroppo la segnalazione era vera. Lì trovano Giovanni Pelosi con una grossa ferita alla testa, con le mani insanguinate e con escoriazioni e ferite alle ginocchia e al sopracciglio. Scatta l’allarme al 118. Il ferito viene trasportato al Pronto Soccorso del Moscati, dove morirà poche ore dopo, quasi alle 6:30 del 3 maggio 2021.

I FAMILIARI: NUOVI ACCERTAMENTI
Il legale della famiglia Pelosi avrebbe messo in evidenza quelle che sono state tutte le incongruenze emerse nella ricostruzione da parte dell’indagato dei fatti avvenuti nella serata del 2 maggio 2021. Ottavio Pelosi all’inizio della vicenda aveva mentito ai militari dell’ Arma, quantomeno sul numero di persone che la sera del 2 maggio 2021 erano a casa sua. Come è noto avrebbe prima riferito che oltre a lui e alla convivente e allo stesso Giovanni Pelosi, in quel momento non c’era nessuno e che intorno alle 22:30/23 il cugino aveva lasciato la sua abitazione, dove lo aveva accompagnato e che una volta accompagnatolo all’imbocco delle scale di via Vicoletto Ferrari, dopo aver atteso per sette minuti in caso di eventuali cadute, aveva fatto rientro a casa.

Il giorno dopo la scoperta del ferito e il decesso, i Carabinieri di Serino e quelli del Norm della Compagnia di Solofra, anche con l’ausilio successivamente delle telecamere di sorveglianza attive nella zona e grazie alle segnalazioni ricevute, erano riusciti a stabilire che in Piazza Tedeschi erano state consegnate tre pizze e due birre, quelle che sarebbero state consumate a casa di Ottavio Pelosi. Quindi a casa di Pelosi c’erano, come poi ammesso dallo stesso indagato quando aveva chiesto di rendere interrogatorio davanti al pm (che avrebbe temuto di riferire la circostanza perche’ era stato violato il termine e i divieti imposti dalle misure anti Covid), altre persone, tutte identificate dai militari agli ordini del capitano Gianfranco Iannelli.

Molto probabilmente per questo motivo nella stessa mattinata sarebbero stati bruciati i cartoni della pizza consumata la sera prima. Di fronte a questi dati, con le altre persone che sono state individuate dai Carabinieri come partecipi alla serata e ad un’altra circostanza raccolta per cui non era stata avvistata nessuna persona tra via Vicoletto Ferrari I e la zona di Piazzetta Tedeschi, si fonda la richiesta di opposizione che sarà presto al vaglio di un Gip del Tribunale di Avellino.

Vanno anche ricordate altre due circostanze importanti. L’esame medico legale non ha chiarito del tutto la causa del decesso e lasciato aperta anche l’ipotesi di un’aggressione. Gli esami del Ris invece hanno escluso che le tracce rilevate sugli oggetti in sequestro all’indagato appartenessero alla vittima. I familiari hanno chiesto proprio che si approfondiscano una serie di circostanze emerse nel corso delle stesse indagini.