FOTO / Sisma ’80, vigili del fuoco al lavoro senza sosta fino al 5 gennaio del 1981: testimonianze e ricordi

0
957

Come sempre, per sempre. In prima linea anche quel giorno, maledetto giorno di 40 anni fa. Il 23 novembre del 1980 i vigili del Fuoco furono tra i primissimi ad intervenire per aiutare quasi quattro milioni di terremotati bisognosi di soccorso.

Giunsero – come ricordano le cronache e gli stessi caschi rossi – da ogni parte d’Italia 4.300 unità operative ed oltre 1.000 automezzi. Con sforzo incessante, spesso sotto neve e pioggia, protrattosi ininterrottamente per ben 48 giorni, i vigili lavorarono sino al 5 gennaio 1981, quando fu rinvenuta l’ultima vittima. Il generoso slancio di quelle terribili ore, la capacità di condividere le sofferenze di quelle famiglie così duramente colpite, l’apporto prestato per la risoluzione di tante problematiche e per la rinascita delle zone colpite, caratterizzarono l’operato dei vigili del fuoco rimasti per tanti anni nei cuori dei sopravvissuti.

Era il 23 novembre del 1980. Alle ore 19.34, un fortissimo terremoto di magnitudo 6,8 della scala Richter, investì un’area di 17.000 Km2 con epicentro ubicato tra Campania e Basilicata. Novanta secondi di terrore che provocarono la distruzione di numerosi comuni della provincia di Avellino, Salerno e Potenza.

A quei giorni, “I giorni del terremoto in Irpinia”, è dedicato anche il numero 16 dei Quaderni di storia Pompieristica.

“Ospitiamo in questo numero speciale dei Quaderni, un prezioso contributo dell’ing. Nicola Colangelo, all’epoca Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Mantova, protagonista diretto di quelle drammatiche fasi. Una testimonianza amara, ma allo stesso tempo impietosa di quanto accadde in quella circostanza. Una testimonianza velata da una punta di nostalgia, percepibile da alcuni ricordi di vita di caserma, che narrano quel modo di essere un vigile del fuoco, che avrebbe consentito poi nei giorni intorno al 23 novembre 1980 di salvare vite e recuperare beni, molte volte anche poveri ma carichi di affetti, meritandosi così ancora una volta la stima e la gratitudine della gente”.