AVELLINO- “Credere che la mafia non esiste è il primo, purtroppo lasciapassare perché la mafia non solo continui ad esistere, ma perché prolifichi. Bisogna avere il coraggio di dire sempre le cose come stanno, di fare i nomi dei clan, di fare i nomi degli accordi, di dirsi ad alta voce che c’è solo un modo per sconfiggere la mafia e quel modo ce l’hanno insegnato altri eroi quando dicevano parlatene, parlatene, parlatene”. E’ così che la presidente della Commissione Bicamerale Antimafia Chiara Colosimo, questo pomeriggio ad Avellino per partecipare ad uno dei due eventi organizzati nell’ambito della mostra sul Beato Rosario Livatino ha risposto alla stampa sulla circostanza che ancora oggi ci sia chi minimizza la presenza criminale nella terra irpina. “Noi siamo qui- ha ribadito la presidente dell’Antimafia- anche per parlare del problema dell’Irpinia e della criminalità organizzata in questo territorio”. La corruzione e le infiltrazioni criminali nell’economia. Alla presidente Colosimo la stampa ha rappresentato anche i recenti sviluppi investigativi su due maxitruffe per i bonus facciate e i ristori Covid in provincia di Avellino: “I bonus edilizi in generale si sono dimostrati ormai come punti importanti per la criminalità organizzata, d’altronde non è una notizia che per quanto riguarda la parte edilizia, già dagli anni 90, è uno dei posti dove la criminalità organizzata si infiltra per fare soldi. È evidente che insieme a questo noi dobbiamo denunciare la questione corruzione sotto tutti i punti di vista. Io dico dall’inizio del mio mandato che tagliare le casse ai clan è l’unico modo per fermare i clan. Effettivamente ormai noi abbiamo una mafia che si occupa più di economia che di altro e questo è uno dei temi per cui sulla corruzione bisogna essere inflessibili”. E poi un passaggio anche sulle infiltrazioni criminali nelle istituzioni oltre che nell’economia, rispondendo ad una domanda riferita a Caivano e a quanto emerso di recente dalla Corte dei Conti sulla gestione amministrativa della citta’ napoletana : ” È uno dei temi che ho posto all’attenzione della Commissione parlamentare, per l’appunto si insedierà proprio un comitato che si occuperà principalmente delle infiltrazioni nei comuni. Sotto questo punto di vista dobbiamo dire due cose con molta chiarezza. La prima è che chi fa da tramite con la criminalità organizzata dentro le istituzioni non può sedere nelle istituzioni e non può tornarci a sedere. Questa è la mia posizione ed è la posizione che cercherò di portare avanti anche sotto il punto di vista legislativo. La seconda è che non bisogna sottovalutare la parte amministrativa e tecnica che spesso nei comuni fa da tramite tra chi viene eletto e chi da fuori cerca di infiltrare”. La figura di Rosario Livatino, il motivo per cui la presidente Colosimo è stata in città, presenziando al confronto sul tema “Il compito quasi sovrumano del giudicare: l’eredità di Rosario Livatino”. Nella sala blu del Carcere Borbonico, dopo il saluto del prefetto Paola Spena e del presidente dell’ Ordine degli Avvocati Fabio Benigni, e’ toccato a.Domenico Airoma, Procuratore della Repubblica di Avellino e vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino aprire il convegno, rivolgendosi ai giovani in sala e spiegandogli: “perché è così importante lasciarsi affascinare da questa figura. Perche’ abbiamo bisogno di una ventata di genuinità e Livatino lo è”. Il Procuratore Airoma ha parlato di una figura di “Urticante attualità. Perché, mi riferisco ai magistrati, ci mette dinanzi alla nostra coscienza. Perché sappiamo che per diventare magistrati bisogna coltivare un senso di equilibrio, sobrietà, discrezione e umanità. Lo sappiamo ma spesso lo dimentichiamo. Sappiamo che il nostro e’ un compito che ci è affidato per il bene comune. Ma spesso anteponiamo i nostri interessi a quelli della comunità. Livatino va incarnato. Avrebbe potuto anche non scrivere una riga, perche e’la vita che parla per lui. Un uomo da una esistenza ordinaria che ha condotto una vita straordinaria. Questo rovescia ogni tentativo di voler leggere la storia attraverso parametri convenzionali”. Ha anche ricordato come nel suo operato, prima che arrivassero le Direzioni Distrettuali Antimafia e il 41 bis: “Livatino si è occupato di mafia senza clamore, senza cercare visibilità. Lo ricordiamo per essere stato uno dei primi ad occuparsi dei temi delle misure patrimoniali, che molto probabilmente sono state anche la causa del suo omicidio”. Airoma si e’ anche detto certo che Livatino sara’ presto non solo “Santo, ma anche protettore dei magistrati”. La presidente Colosimo, che ha definito quella di Airoma una “lectio magistralis”, ha ricordato come la figura di Rosario Livatino e quella di Don Pino Puglisi abbiano tanto in comune, a partire dalla reazione ai loro carnefici e alle loro ultime parole. Evidenziando come “era necessario essere qui e ne sono anche particolarmente felice, non solo perché il giudice Livatino è un esempio e deve essere raccontato come tale, ma perché in questo momento a mio avviso c’è bisogno di raccontare gli eroi positivi, quelli che della normalità hanno fatto una banniera, ma che per quella normalità hanno perso la vita e ci hanno regalato l’Italia in cui stiamo. All’avvocato Carlo Torti, dirigente della Libera Associazione Forense la chiusura dell’incontro. Sabato alle diciotto al Duomo ci sara’ l’esposizione della reliquia del Beato Livatino.
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