Figlia segregata in casa, i genitori in grado di affrontare il processo: in aula il 9 febbraio

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Figlia segregata in casa, i genitori in grado di affrontare il processo: in aula il 9 febbraio. I due imputati Maria Guarriello e Giuseppe D’Amore – i due genitori di Aiello del Sabato che lo scorso aprile furono denunciati con l’accusa di maltrattamenti nei confronti delle figlie e di aver sequestrato quella maggiore M.D’A – sono stati sottoposti ad una perizia per stabilire l’imputabilità.

Fu il gip del tribunale di Avellino, Francesca Spella, a conferire l’incarico ad un perito. Questa mattina la perizia è stata depositata ed il ctu del giudice, Antonio Tomasetti, ha riferito in aula. Secondo il consulente, D’Amore era succube della moglie e non è stato capace di ribellarsi. La donna è stata dichiarata capace di intendere e di volere all’epoca dei fatti. In lui, invece, è stata constatata una parziale incapacità.

La donna, in particolare, viene considerata anaffettiva, affetta da sadismo, priva di rimorsi. Il prossimo 9 febbraio ci sarà la discussione, i due imputati hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato.

La madre, ricordiamo, fu sottoposta alla misura cautelare in carcere, dove è tutt’ora rinchiusa, mentre per il padre scattò il divieto di avvicinamento alla casa famiglia e alle persone offese.

La coppia è accusata di aver messo in pratica maltrattamenti reiterati per anni nei confronti della 21enne M.D.A. Fin dall’età di 16anni anche per l’altra figlia F.D.A. iniziarono le vessazioni quotidiane con espressioni “schiava, serva” percuotendola a mani nude, tirandole i capelli, impedendole di frequentare la scuola e di trovare un lavoro, obbligandola a svolgere tutte le faccende domestiche e a badare i fratelli minori, ed impedendole di lavarsi.

Ma il bersaglio preferito era M.D.A. che la madre quotidianamente, senza motivo alcuno, percuoteva con calci e pugni, talvolta anche con oggetti. In un’occasione con un cavo scart della televisione, sulla schiena, cagionandole delle lesioni.

Inoltre la donna le impediva di mangiare i pasti a tavola, costringendola a mangiare da sola in piedi solo una volta al giorno. Diverse volte la ragazza avrebbe tentato di fuggire di casa, senza denunciare con la speranza che la situazione potesse migliorare. Una volta raggiunta la maggiore età la situazione è precipitata ulteriormente, in quanto veniva legata con delle catene ai polsi e alle caviglie del letto.

La ragazza spesso veniva lasciata da sola, al buio, senza acqua e cibo, solo con un secchio per i suoi bisogni. Isolata non avrebbe avuto alcun modo di denunciare quanto subito per anni. La sorella della vittima trovò il coraggio di denunciare tutto ai militari della locale stazione che, nell’aprile scorso, hanno messo la parola fine all’incubo della ragazza, dopo indagini serrate, svolte celermente e nel massimo riserbo.

L’operazione dei carabinieri fu portata a termine nella notte del 23 aprile e pose fine alle sofferenze patite dalla 21enne, ritrovata dai militari legata alla ringhiera delle scale dell’abitazione