Festa Udeur – De Mita mattatore nell’area di Telese

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(Da Il Sannio Quotidiano) – Alla fine la pioggia che minacciava di cadere ieri pomeriggio su Telese ha contribuito non poco alla riuscita del dibattito in programma alla festa nazionale dell’Udeur, dal titolo estremamente significativo: “Bipolarismo: partiti unici a destra e a manca”. Infatti, allo scopo di salvaguardare gli ospiti e la platea dalle precipitazioni incombenti, il confronto è stato spostato nella sala convegni del complesso termale che ospita la festa. Il risultato prodotto, a causa del gran numero di intervenuti, è stato quello di realizzare nel teatro una sorta di arena dove il confronto, partito col fioretto, ha visto più volte i contendenti-alleati sfoderare la clava. Vincitore, acclamato dal vivace pubblico in sala, sicuramente è risultato il deputato della Margherita, Ciriaco De Mita. Meno consensi per il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, invece, più d’una volta è stato interrotto dai boatos del pubblico il segretario nazionale dei Ds, Piero Fassino. Al tavolo dei relatori anche Mauro Fabris, capogruppo Udeur alla Camera, e il senatore dell’Udc Marco Follini. A moderare il confronto è stata la giornalista Maria Latella, anche lei vittima di contestazioni, provenienti questa volta dagli stessi partecipanti al dibattito. Sulle ipotesi di allargamento dell’attuale maggioranza parlamentare c’è stato un primo giro di interventi. E se Amato, riferendosi all’Udc, ha detto che “sarebbe auspicabile perseguire la strada dell’apertura ad un partito di centro che deve decidere cosa fare da grande”, De Mita ha così articolato: “Non si capisce perché un pezzo della CdL si dovrebbe staccare. Fermo restando che considero indegno la compravendita di uno o più parlamentari, credo che il nodo centrale resti la prospettiva politica che persegue il centrosinistra: il governo Moro – La Malfa aveva numeri anche più piccoli di quelli attuali, ma funzionò lo stesso perché prefigurò un disegno di fondo che aggregò consensi”. A seguire, mentre Fabris ha descritto l’attuale sistema politico italiano come un “bipolarismo malato”, Fassino ha tagliato corto su ipotesi di grande coalizione: “Non immagino un governo con dentro Mastella e Castelli”. “In ogni grande democrazia – ha aggiunto il segretario Ds – la coalizione di governo tende a consolidarsi, questo può avvenire in un modo anziché in un altro ma non c’è niente di amorale. Piuttosto credo che l’anomalia italiana sia costituita dal fatto che, a differenza di quanto avviene nel resto d’Europa, da noi non è assicurata al maggior partito della coalizione la guida della stessa”. Grandi applausi a Follini quando in chiusura del suo intervento ha sentenziato: “Credo che l’Udc debba oggi considerare chiusa l’esperienza della CdL”. Sulle prospettive future si è poi consumato il secondo tempo dei lavori. Sullo sfondo la realizzazione del partito democratico. Amato, impegnato in una continua schermaglia con De Mita, ha invitato a “superare le differenze accumulate nel passato in vista delle nuove sfide proposte dalla modernità”. Sull’argomento De Mita è stato chiaro: “Se si procedesse ora ad un’accelerazione per il partito democratico si accentuerebbe la frammentazione. A me la cosa non interessa. Ed ancora, è stato detto che i piccoli partiti hanno reclamato più posti, ma perché i due più grandi cosa hanno fatto? La politica oggi parla solo di organigrammi, questa è la verità. Io mi sono collocato nell’esperienza del centrosinistra anche quando non ero gradito, ma sono convinto che il bipolarismo si rafforza non con un partito unico, ma solo se il centrosinistra saprà fare bene”. Alle parole di De Mita ha fatto eco Fabris che ha confermato di non essere interessato al partito democratico. Fassino, invece, incalzato dal pubblico, ha sollecitato una discussione non sintetica sull’argomento “per evitare che se ne parli come di caciocavalli appesi”. Ed ha poi ricordato: “La storia di diversi riformismi in Italia, quello cattolico ma anche quello operaista, hanno spesso trovato riferimento in partiti diversi e spesso collocati su campi opposti, il tema di oggi e chiedersi se è possibile che queste identità possano rapportarsi ad un unico soggetto”. La risposta dalla platea è stata inequivocabile: no! Follini, infine, “per non lasciare appesi i caciocavalli”, ha ribadito la difformità della storia che ha caratterizzato la diverse anime politiche del centrosinistra, alcune delle quali eredi del comunismo. “Il rafforzamento della sinistra radicale da una parte, e della destra populista dall’altra, ha generato l’esplosione di tanti particolarismi che impediscono di prendere in esame gli interessi generali”. Per il senatore centrista, ma anche per tanti presenti a Telese, la soluzione sembra essere il grande partito di centro. (di Antonio Orafo)

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