Falsi incidenti, la Procura firma 16 avvisi: verso il processo

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Sedici avvisi di chiusura delle indagini preliminari firmati dal pm della Procura della Repubblica di Avellino Luigi Iglio, il magistrato che ha coordinato l’inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Operativi della Procura di Avellino che a giugno scorso aveva disarticolato tre organizzazioni attive nella città capoluogo e nell’hinterland dedite alla creazione di veri e propri falsi incidenti. Undici misure cautelari notificate ad altrettanti indagati, per lo più ridotte dopo la fase del Riesame ad obbligo di dimora per i principali indagati, tra cui ci sono Kevin De Vito e i fratelli Mario e Patrizio Tedesco.

In totale sono 267 gli indagati per gli almeno 74 presunti falsi sinistri contestati tra il 2016 (per il gruppo di De Vito sarebbe datata giugno 2016 la prima simulazione di un sinistro) e il giugno 2022. Per la maggior parte degli indagati la Procura ha disposto uno stralcio del procedimento, per cui ci sarà un processo diverso. La scelta dei magistrati è quella di partire subito con l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio per i presunti promotori e partecipi dell’organizzazione, undici dei sedici indagati devono infatti rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione dei falsi incidenti, tutti contestati in una sfilza di capi di imputazione che riguardano i singoli eventi ricostruiti dalle indagini andate avanti per circa tre anni da parte dei militari della Compagnia dei Carabinieri di Avellino. Nell’inchiesta, come e’ noto, sono coinvolti anche due avvocati che avrebbero fatto parte di due delle tre associazioni contestate dalla Procura di Avellino. Nei prossimi venti giorni potranno produrre memorie difensive o chiedere al pm di essere interrogati.

Una delle particolarità delle attività che sarebbero state poste in essere dai gruppi è relativa alla cosiddetta pratica “spaccadenti”, chiamata cosi’ per la lesione o la limatura di denti e labbra per dare maggiore credibilità alle simulazioni di sinistri stradali. Decine i testimoni sentiti dai militari dell’Arma per ricostruire ogni incidente simulato dalle tre organizzazioni. Tutte accuse, oltre all’associazione a delinquere c’è lo specifico reato di truffa assicurativa (642 cp) e di falso, per la documentazione medica messa a disposizione per ottenere i falsi rimborsi e indennizzi assicurativi, che a breve saranno al vaglio del Gup.