False assunzioni con il decreto flussi. La Procura Antimafia chiede il processo

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VALLO LAURO- La Procura Antimafia di Salerno ha chiesto il rinvio a giudizio per 33 indagati coinvolti nel blitz portato a termine dai militari delle Fiamme Gialle dello scorso 5 marzo, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dai magistrati dell’ufficio inquirente guidato da Giuseppe Borrelli su usura, riciclaggio e fittizi rapporti di lavoro finalizzati a favorire l’immigrazione clandestina nell’ambito delle procedure per il click day. I magistrati della Procura Antimafia di Salerno, il Procuratore Aggiunto Luigi Cannavale, gli indagati (che avranno la possibilità di scegliere riti alternativi rispetto a quello ordinario) compariranno il prossimo 25 settembre davanti al giudice per l’udienza preliminare Annamaria Ferraioli, presso il tribunale di Salerno. Come emerso dalle indagini a capo della presunta organizzazione, con base operativa nel comune di Sarno, è stato individuato Massimo Graziano, da tempo residente nell’agro nocerino-sarnese, nonostante fosse già noto, come da sentenza definitiva del 2015, per appartenere all’omonimo clan camorristico attivo storicamente nella Vallo di Lauro. Per la Dda un’organizzazione camorristica, valutazione non condivisa dal Gip Pietro Indinnimeo che aveva escluso il 416 bis. L’organizzazione si sarebbe resa responsabile di numerosi reati di usura ed estorsione ai danni di imprenditori e soggetti economici in difficoltà.

Parallelamente, attraverso società intestate fittiziamente a terzi, il sodalizio sarebbe riuscito a ottenere finanziamenti agevolati garantiti dallo Stato, ricavando profitti che venivano impiegati sia per finanziare ulteriori prestiti usurari, sia per acquistare beni e altre utilità. Il meccanismo illecito coinvolgeva alcune società di capitali che gli indagati acquisivano, direttamente o indirettamente, controllandone la gestione e simulando solidità patrimoniale e finanziaria, prerequisiti per ottenere prestiti dalle banche garantiti dal Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese. Dopo aver ottenuto la liquidità, le rate dei finanziamenti non venivano saldate, causando così un danno economico allo Stato, mentre gli indagati traevano profitto distrarre le somme percepite. C’è un capitolo che coinvolge anche il Vallo di Lauro e la provincia di Avellino. Quello relativo alle presunte ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tra le contestazioni figura anche il favoreggiamento all’ingresso illegale di cittadini extracomunitari tramite la presentazione di istanze per la costituzione di falsi rapporti di lavoro dipendente, attivati da società compiacenti. In particolare, sono state approfondite 506 richieste inoltrate durante i cosiddetti “click day”, con l’intento preordinato di evitare assunzioni reali e ottenere indebitamente i visti d’ingresso, dietro pagamento di 5mila euro per ogni nulla osta rilasciato. Per questa ipotesi era finito in carcere l’ex poliziotto Francesco Bossone, difeso dall’avvocato Walter Mancuso, che ora si trova agli arresti domiciliari dopo l’attenuazione della misura ottenuta dal difensore. Coinvolti anche due imprenditori del Vallo di Lauro (per cui il Gip aveva disposto la scarcerazione in sede di interrogatorio di garanzia). Ora, a tre mesi dalla conclusione delle indagini, arriva la richiesta di rinvio a giudizio per i 33 indagati coinvolti nel blitz di marzo, che dovranno comparire in aula subito dopo l’estate per difendersi dalle accuse mosse dalla Procura Antimafia di Salerno.