San Martino Valle Caudina – Alcune persone, tra cui anche un vigile urbano, perlopiu’ appartenenti a clan malavitosi operanti in zona, sono state arrestate dal Nucleo Operativo dei Carabinieri nel Sannio con l’accusa di estorsione e tentata estorsione aggravata, ricettazione, violazione della legge sulle misure di prevenzione. Il provvedimento degli arresti è stato emesso dal Gip del Tribunale di Napoli su disposizione della Dda.
“L’attività investigativa è stata caratterizzata da intercettazioni telefoniche ed ambientali e dalla testimonianza di due imprenditori sottoposti ad estorsione – così come si legge nel comunicato stampa della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli a firma del dottor Franco Roberti – e si è sviluppata in relazione alle attività camorristiche e di controllo del territorio della Valle Caudina con particolare riferimento ai comuni di Montesarchio, San Martino e Cervinara. Si tratta di un territorio a cavallo fra le province di Avellino e Benevento che negli anni ha visto operare in maniera stabile alcuni clan (Pagnozzi, Panella-Iadanza, Perreca) che si sono avvantaggiati di importanti alleanze con i gruppi operanti nel casertano e facenti capo o ai ‘Casalesi’ o ai ‘Sanfeliciani’ (cd. Clan Massaro). I Carabinieri hanno documentato l’accadere di una serie di episodi allarmanti avvenuti tra l’ottobre 2004 ed il febbraio 2006 consistiti fra l’altro in incendi dolosi di automezzi ed immobili. Ed ancora di esplosioni di colpi di arma da fuoco nei confronti di abitazioni ed esercizi commerciali, ferimento a colpi di pistola di alcuni personaggi gravitanti nell’ambito della locale criminalità organizzata”. Un primo episodio estorsivo, che è stato quello che ha fatto scattare l’indagine, risale all’ottobre del 2004 a Montesarchio posto in essere da esponenti del Clan Iadanza con la diretta partecipazione del capo zona Vincenzo Iadanza. “Un episodio che dimostra l’esistenza di un pericoloso intreccio tra camorra, imprenditoria e pubblici ufficiali. La persona offesa, un imprenditore del campo dei traslochi, è stata costretta ad abbandonare il territorio per l’intervento successivo di un imprenditore locale (titolare di un’altra ditta di traslochi operante sul territorio), di due vigili urbani e di alcuni camorristi che hanno contribuito, ciascuno per la propria parte, a creare un clima di intimidazione tale da indurla a chiudere la sua filiale a Montesarchio. L’imprenditore locale aveva evidentemente – continua il comunicato stampa – stabilito nel comune una sorta di monopolio di fatto per la gestione dei traslochi non sopportando quindi la presenza di altra ditta concorrente.. si è avvalsa dunque di Massimo Pagnozzi un vigile urbano, suo amico e compiacente, per sottoporlo ad asfissianti controlli amministrativi e minacce di verbali. Tale condotta vessatrice ha messo in allarme e in stato di soggezione la vittima alla quale un secondo vigile urbano indagato gli ha consigliato di rivolgersi alle ‘persone giuste’ per risolvere il problema. Da qui l’intervento di ‘o’ caprariello’ e cioè Vincenzo Iadanza che, spalleggiato da alcuni complici, ha offerto tutela e sicurezza dietro pagamento del pizzo durante le festività di Natale e Pasqua, per il sostegno delle famiglie dei detenuti. Il messaggio era stato chiaro: ‘puoi tranquillamente continuare a lavorare a Montesarchio ma ti devi mettere sotto la protezione della camorra!’. Al povero imprenditore non è restato che chiudere e andare via per evitare di sottostare alle pretese della camorra e all’intreccio di comportamenti vessatori e di intimidazione provenienti anche da esponenti della società economica e delle istituzioni”. Un secondo episodio estorsivo, anch’esso accertato, si è verificato ad Airola ed è stato commesso ai danni di un imprenditore edile di Cervinara che aveva vinto la gara d’appalto per il lavoro di ristrutturazione dell’area cimiteriale di Airola. “Anche in questo caso l’input per l’estorsione è stato impartito da un altro imprenditore, la cui offerta era stata bocciata in sede di assegnazione dei lavori, che ha tentato di costringere il designato ad abbandonare l’appalto. Ci ha provato prima con le buone, offrendo una somma di denaro. Poi ha deciso di passare alla forza, rivolgendosi a Giuseppina De Masi imparentata con un soggetto già arrestato in passato per 416 bis c.p., affinché facessero valere la loro conoscenza di importanti esponenti dei Clan dei Casalesi e del Clan Massaro di San Felice a Cancello. Nelle more, come avvertimento, la persona offesa ha subito il misterioso furto di una pala meccanica. Le attività di intercettazione in corso hanno consentito alla Polizia Giudiziaria di contattare la persona offesa che si è decisa a denunciare il fatto”. Infine, ”…l’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa per un episodio di estorsione con la tecnica del ‘cavallo di ritorno’ accertato a Montesarchio nel corso delle attività di intercettazione con l’intervento di alcuni ‘specialisti’ napoletani del settore quali Venditto, Olivetti e Orso. In conclusione occorre rimarcare il dato allarmante emerso dall’indagine della compromissione di alcuni imprenditori con esponenti della locale criminalità organizzata, finalizzata ad alterare le normali regole del mercato e della concorrenza, tanto da evidenziare una situazione di controllo dell’economia locale volto ad impedire interventi esterni alla stretta cerchia dei soggetti protetti dal Clan operante nella zona”.