Una maxi eredità intascata da semplici conoscenti appena pochi giorni prima che la proprietaria di tutti quei beni se ne andasse a miglior vita grazie alla presunta complicità di un notaio giovanissimo di origine avellinese con studio a Nardò, che avrebbe redatto il “falso” testamento in una stanza d’ospedale. Ma anche grazie ad un certificato medico che attestava come l’anziana benestante fosse in grado di intendere e di volere. In realtà la degente morì appena pochi giorni dopo. Così dall’eredità di beni di ingente valore di proprietà della defunta di Nardò, di fatto, sarebbe stato estromesso l’unico fratello della signora rimasto in vita. Sei persone rischiano di finire sotto processo: dal titolare ad un dipendente di un’agenzia funebre, al notaio, due testimoni (un libero professionista 43enne di Nardò e un 61enne di Napoli) e un medico in servizio presso l’ospedale di Galatina. Il gup Annalisa De Benedictis si è riservata sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal sostituto procuratore Francesca Miglietta perché l’avvocato di parte accusata ha chiesto per il proprio assistito una sentenza di proscioglimento perché a suo dire non c’erano prove per contestare l’accusa di favoreggiamento. Il giudice ha ammesso la costituzione di parte civile di alcuni parenti dell’anziana: un nipote, una seconda nipote e di un fratello.
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