Erdogan contro i curdi del Nord-Est della Siria, anche da Roma l’appello a fermare le azioni militari

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Ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato l’inizio dell’operazione militare “Fonte di pace” contro i combattenti curdi nel nord-est della Siria. Un’offensiva lanciata dalle Forze armate turche, insieme all’Esercito nazionale siriano, agevolata dalla decisione del presidente Usa Donald Trump di ritirare i soldati americani presenti nella zona. Motivi strategici, politici ed economici si mescolano in questa offensiva, che va a colpire le milizie curde protagoniste in questi anni della guerra contro l’Isis in Siria: un ruolo chiave che ha permesso di liberare alcune città come Raqqa.

Gli appelli per chiedere all’Europa, all’Onu e alla Nato di fermare le azioni militari turche nel nord della Siria sono tantissimi. L’ultimo riecheggia direttamente da Roma, perchè con queste operazioni Ankara “puo’ compiere facilmente un genocidio”.

A lanciare l’appello, in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, sono stati Dalbr Jomma Issa, donna comandante delle milizie curde Ypj e capo della operazione per liberare Raqqa dell’alleanza delle Forze democratiche siriane, e Ahmad Yousef, membro del consiglio esecutivo del Rojava, la Federazione della Siria del Nord, territorio autonomo de facto curdo nel nord siriano. E’ l’agenzia Ansa che riporta la notizia.

La delegazione curda, nella capitale per una serie di incontri, si è ritrovata a dover commentare le azioni militari turche lanciate ieri. “Lo Stato turco attacca tutti, civili e militari. Sappiamo che ci sono già tantissimi feriti e morti, e sappiamo che l’idea della Turchia è che le zone curde sono della Turchia, e vogliono occuparle”, ha dichiarato Yousef.

“Qui vogliamo lanciare un grande grido alla comunità internazionale, alla comunità europea e alla Nato. Chiediamo alla comunità internazionale di far fermare gli attacchi della Turchia al Rojava”. Secondo la comandante delle milizie Ypj, che alla conferenza si è presentata in mimetica, la Turchia sarebbe disposta a tutto per conquistare il Rojava.

“Oggi la Turchia non attacca da sola ma assieme ai jihadisti, con questi miliziani. Chiediamo come mai un Paese Nato possa attaccare con i jihadisti la coalizione che ha combattuto l’Isis”, ha denunciato, aggiungendo che “Ankara puo’ fare facilmente un genocidio, uccide tutti, bombarda tutti”. Ai giornalisti ha mostrato un foglio con alcune fotografie. “La Turchia dice che attaccano zone militari, ma qui ci sono foto che mostrano che a loro non importa di civili e militari, uccidono tutti”.

L’appello lanciato da Roma riguarda anche un intervento delle Nazioni Unite per risolvere la crisi nell’area. “Da sempre abbiamo detto che vogliamo i caschi blu. Due possibilità possono fermare la guerra: o l’Onu realizza una no fly zone cuscinetto” per bloccare i bombardamenti turchi sul Rojava “o porta le proprie forze qui”, ha dichiarato la comandante. All’incontro hanno partecipato anche Anwar Muslem, ex sindaco di Kobane, e il deputato Erasmo Palazzotto, che ha sottolineato come “l’azione militare della Turchia pregiudica la sicurezza dei Paesi europei, destabilizza quella parte di pianeta e contribuira’ a creare un’emergenza umanitaria” e nuovi flussi migratori. La crisi e’ inoltre “una minaccia per quanto riguarda la sicurezza”, perchè “le azioni militari possono permettere la fuga di miliziani Isis sotto custodia nel Rojava”, che “sono 12 mila”. Un pericolo confermato anche dalla delegazione curda: “Questi attacchi, questa guerra, non aiuta la pace e non aiuta nessun Paese, soprattutto quelli occidentali”, ha dichiarato Yousef.