Elio Alaia,il dj-producer avellinese che scatena Napoli e Miami Beach.

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Elio Alaia DJ
Elio Alaia DJ

Il dj avellinese Elio Alaia si racconta, diviso tra l’attività da solista che fa scatenare Napoli e Miami Beach e il progetto Alaia & Gallo sempre più orientato al mercato internazionale.

Dalle prime esperienze irpine fino alle piste di tutto il mondo il dj di Avellino Elio Alaia di strada ne ha fatta. Un’esperienza ventennale ispirata dalla grande passione per la musica e che oggi si traduce in dischi di successo che girano nelle classifiche house mondiali.

Come e quando è nata la tua passione per la musica?

<<Fin da ragazzino ho amato la musica in generale e la elettronica in particolare – ci spiega dj Alaia –. Ho iniziato ascoltando i generi funky e disco music anni Settanta. Mi dicono che quando ero solo un bambino chiedevo in regalo 45 giri invece dei soliti giochi che amano i più piccoli. Quindi la passione è stata in me da sempre, è nata con me>>.

Com’è maturata?

<<A 16 anni ho iniziato a fare il dj. Misi i soldi da parte e comprai una coppia di giradischi e un mixer. Mi divertivo tantissimo>>.

E quando hai iniziato a fare seriamente?

<<Avevo poco più di vent’anni e gli amici mi dicevano: “sei bravo, perché non provi a fare il dj?”. Feci una serata e, stranamente per me, fui retribuito. Ci pensai su e mi dissi che facendo così potevo farne una sorta di lavoro, mettendo da parte i soldi per acquistare i dischi. Autofinanziandomi in una parola. E così feci>>.

In quale locale hai fatto la tua prima serata da dj? Che ricordi hai?

<<Il primo in assoluto è stato il Big Ben a Montemiletto. Era la prima volta che avevo la possibilità di suonare in un locale vero, con persone che non conoscevo e che erano lì per ballare sulle mie sonorità. Ricordo un’emozione incredibile per i primi cinque minuti, poi tutto andò alla grandissima>>.

Il locale che ricordi maggiormente nella tua carriera?

<<Il Miss di Avellino mi ha dato tantissimo. E’ lì che ho appreso il funzionamento delle diverse dinamiche di un locale, non solo quelle musicali. Il mio legame con la città di Avellino è dovuto soprattutto a questo luogo, in quanto l’ho avuto in gestione per ben cinque anni. Al Miss mi sono formato musicalmente e non solo anche grazie alle dritte e ai “cazziatoni” del pr Lino Sorrentini. Un’esperienza che ha enormemente arricchito il mio bagaglio formativo>>.

Cosa ha dato impulso alla tua carriera?

<<L’essere stato dj resident nella zona del Cilento per i locali San Pietro Music Hall e Blue Moon. Lì ho avuto modo di confrontarmi con artisti molto consolidati nel panorama nazionale e con un pubblico sempre eterogeneo. Da lì sono nati anche nuovi contatti e ho iniziato a lavorare su Salerno e, soprattutto, su Napoli, in cui sono stato dj resident a La Mela per due anni. Poi ci sono le esperienze in locali del calibro del Neasy sempre a Napoli, altro luogo di riferimento per me, e le serate a Miami Beach con il mio collega Aurelio Gallo>>.

Chi è per te un buon dj?

<<Colui che possiede un’impronta personale molto spiccata che adatta al pubblico e alla serata senza per questo snaturarsi, ma semplicemente entrando in empatia. Altrimenti sarebbe un mero Jukebox>>.

Dove trai l’ispirazione per la tua musica?

<<Talvolta la prendo dalla disco Settanta. Taglio la parte che mi piace (sample) e inizio a costruirci il disco intorno. Ma il percorso creativo non è mai lineare. La parte più importante resta comunque senza dubbio la ritmica, il groove>>.

In questo periodo i dj proliferano. L’attenzione su questa professione è molto elevata. Cosa ne pensi?

<<In questi anni la figura del dj ha sostituito quella delle rock band degli anni Ottanta e Novanta. Riempie gli stadi più di chiunque altro. Siamo figli della tecnologia e del nostro tempo. Oggi rispetto al passato è molto semplice accostarsi a questa professione. Chiunque può comprare un computer e iniziare a suonare. Ma essere un dj non è questo. E’ leggere la pista, suscitare emozioni, avere la tecnica, una cultura musicale ampia e uno stile unico e distinguibile>>.

Hai dei dj di riferimento?

<<Amo molto i dj set dei dj Luciano e Coyu. Come genere e produzione quelle di Rene Amesz>>.

Oltre alla tua carriera di solista, insieme al tuo amico Aurelio Gallo hai formato nel 2012 il duo Alaia & Gallo che ha avuto il merito di aver sfornato una copiosa serie di successi discografici su etichette di grande rilievo scalando in poco tempo classifiche di Beatport. La traccia “Sole e vento” è divenuta da subito un tormentone radiofonico. E da quel momento l’ascesa internazionale è stata inarrestabile. Raccontaci di questo progetto di successo.

<<Dal 2012 io e il mio socio Aurelio Gallo abbiamo unito le nostre forze e fondato il duo “Alaia & Gallo”, nato senza troppe aspettative ma che in un lampo ha bruciato tutte le tappe. Dopo solo poco più di un anno e mezzo, siamo diventati numeri 1 nella Classifica House di Beatport e nella Top Ten generale con “Beat of the Drum”. Da lì si sono aperte le porte per etichette discografiche di grossa risonanza. E ci siamo spostati sull’internazionale>>.

Come lavora un duo di dj-producer?

<<Potrà sembrare strano, ma non lavoriamo sempre insieme. Abbiamo due computer gemelli e quindi la parte dell’idea e la prima realizzazione la sviluppiamo autonomamente. Giunti al 70-80% del lavoro, lo portiamo a compimento insieme. Siamo entrambi molto pignoli. Quando si fa un disco la prima domanda da porsi è: io lo suonerei? Siamo noi stessi i nostri primi promotori>>.

Quali sono i vostri progetti più immediati?

<<Dopo Miami e Valencia, suoneremo in Messico a giugno e a Ibiza a luglio. Il 2 giugno uscirà un nostro disco in collaborazione con un nome storico della house, Todd Terry, e poi abbiamo altre uscite programmate fino a settembre. Siamo inoltre stati contattati dalla major CR2 Records, con varie sedi in tutto il mondo, e quindi stiamo mandando del materiale. Siamo molto orgogliosi di una diffusione sempre più internazionale delle nostre produzioni>>.

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