Denuncia i genitori adottivi: mi chiudevano a chiave in una stanza tutta la notte

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Tribunale

AVELLINO- “Mi chiudevano a chiave in una stanza dove avevo a disposizione una bacinella o qualcosa di fortuna per andare in bagno, oppure dovevo andare in bagno sul balcone”. E’ uno degli episodi più significativi della denuncia per maltrattamenti presentata all’epoca dei fatti alla Squadra Mobile di Avellino nei confronti dei suoi genitori adottivi da parte di un giovane originario dell’est. Accuse che hanno portato al processo nei confronti dei genitori, accusati di maltrattamento in famiglia e che la presunta vittima ha raccontato questa mattina davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Avellino. Il ragazzo ha raccontato che da quattro anni si era allontanato da casa, a partire dal luglio 2021 il ragazzo è stato prima ospitato presso amici e ora ha una sua abitazione in affitto nel capoluogo. Il giovane aveva denunciato i familiari adottivi, che lo avevano preso dall’est Europa quando aveva 5 anni, perche negli ultimi 4 anni lo avrebbero maltrattato. Questa mattina davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Avellino, presidente Gian Piero Scarlato, la presunta vittima difesa dall’avvocato Gerardo Santamaria, ha raccontato prima al pm Cecilia Annecchini e poi al suo difensore e ai difensori dei suoi genitori (rappresentati dagli avvocati Antonio Iannaccone e Carolina Schettino) in cosa sarebbero consistiti i maltrattamenti: “Papà era buono, mamma invece mi aizzava il cane addosso, ho tutti segni sul corpo. Negli ultimi tempi papa’ si faceva condizionare da mamma”. Ha ammesso di aver avuto qualche problema già da minorenne, quello per cui i genitori avrebbero iniziato nella prospettazione delle difese a cercare di correggerlo. “Ma ho cercato sempre di rimediare, chiedevo sempre scusa a mamma”. Il motivo per cui lo rinchiudessero, stando al racconto della stessa “vittima” era proprio legato alle vicende che gli contestavano i genitori: “mi chiudevano perché dicevano che rubavo in casa, ma io prendevo solo il telefonino per giocare”. Ha anche descritto come fosse questa stanza: “Ci depositavano anche l’immondizia nella mia stanza, quando dormiva il cane però non mi chiudevano all’interno”. La storia del ragazzo e’ stata contrassegnata anche da una vicenda di abusi subiti da altri giovanissimi suoi conoscenti, dopo che aveva lasciato l’abitazione familiare. La difesa dei due imputati ha puntato molto sul ruolo correttivo che la famiglia, i genitori sotto processo, avrebbero attivato nei confronti del ragazzo. L’avvocato Schettino ha infatti sollecitato la “vittima” a chiarire quali fossero le “condizioni” alle quali il ragazzo riteneva di non poter aderire, ricavando un elenco di cose che gli erano vietate. Ma anche se i genitori lo avessero seguito nelle vicende giudiziarie scaturite da quelli che il giovane aveva definito “guai” compiuti da minorenne. Avendo su questo una risposta affermativa. Il quattro novembre si tornerà in aula per ascoltare alcuni testimoni di parte civile.