Delitto di Grottaminarda, la versione dell’omicida: una lite di venti anni fa il movente

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Omicidio_Grottaminarda _primi rilievi

Una lite avvenuta venti anni fa circa, davanti ad una sala giochi per il rifiuto di una sigaretta.

Sarebbe questo il movente fornito nel corso dell’interrogatorio di convalida dell’arresto davanti al Gip del Tribunale di Benevento, Maria Di Carlo, nel carcere di Ariano Irpino, dal 44enne Angelo Girolamo. L’omicida di Ivan Kandsedal avrebbe, infatti, raccontato di sentirsi da anni intimidito dall’atteggiamento della vittima. Uno stato psicologico di “soggezione e paura” che lo avrebbe convinto anche a comprare un’arma, secondo la versione prospettata dell’imputato, solo per difesa personale. Così per anni il 44enne avrebbe temuto di ricevere percosse dal Kantsendal. Fino a sabato sera, quando sarebbe scattata la scintilla e avrebbe esploso i colpi di pistola contro l’uomo.

Girolamo però non avrebbe premeditato il delitto, per lui più che di una vendetta si sarebbe trattato da una sorta di liberazione da una paura che aveva da anni. Ovviamente si tratta di una versione che sarà ora al vaglio prima del Gip che dovrebbe, nelle prossime ore convalidare l’arresto, e successivamente dal pm Flavia Felaco che conduce le indagini dei Carabinieri che hanno proceduto all’arresto dell’indagato.

L’episodio di venti anni fa non era stato denunciato dal Girolamo, secondo la sua versione, sempre a causa della paura che lo tormentava e ha portato alla tragedia di sabato sera. L’indagato ha parlato di una reazione emotiva ad una vera e propria soggezione. Ora bisognerà comprendere se le dichiarazioni rese dal Girolamo saranno oggetto di riscontro da parte di Procura e Carabinieri oppure le accuse nei suoi confronti saranno di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione.