Deep Purple: Ian Paice incanta Solofra. Intervista esclusiva al mitico batterista

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E’ un privilegio raro, entrare nella leggenda quando la vita continua ancora a regalarti e farti regalare emozioni. Il rock è fatto di storie, sentimenti, messaggi, maledizioni e ribellioni. Nel corso dei decenni tante, forse troppe, sono state le comparse; il ruolo di protagonista si addice ad un cerchio fin troppo ristretto di rappresentanti ma, una cosa è certa, una volta lì dentro è spianata la strada per il mito. Il solo pensiero di scambiare due chiacchiere con chi ha fatto la storia del rock non può far altro che rabbrividire; ancor più straordinario è scoprire che uno dei maggiori rappresentanti dell’estasi musicale, il fondatore di una band leggendaria, ha nell’umiltà il suo più grande dono e sembra quasi intimidirsi davanti ai mai così sinceri complimenti di chi, grazie alle sue storiche performances, riesce a vivere momenti di indescrivibile emozione. Ieri sera, Solofra ha avuto l’onore di ospitare il grande Ian Paice, batterista dei mitici Deep Purple; un appuntamento unico che ha regalato all’entusiasta folla accorsa allo Z-Freedom due ore di adrenalina pura. L’evento, organizzato dalla scuola Musicland del maestro Antonio Tomeo a conclusione di un interessante seminario, ha catalizzato sulla città della concia l’attenzione di diverse generazioni di appassionati, che non hanno esitato un solo istante nell’organizzare il programma della serata: in una cornice di pubblico d’altri tempi, straordinaria quanto surreale l’atmosfera dello splendido concerto della tribute band romana Orchydea, che suonava per la prima volta con alla batteria l’inimitabile ospite d’eccezione. Un giorno di cui l’Irpinia che ama il rock andrà a lungo fiera.
Ian Paice, quali stimoli le dà suonare in Italia?
“E’ sempre bellissimo. Amo questo paese e, sia quando si tratta di lavoro che quando vengo in vacanza, riesco sempre a divertirmi”.
‘Smoke on the water’, ‘Black Night’, ‘Strange kind of woman’: tre soli esempi di un infinito repertorio che ormai è da considerarsi storia. Qual è il segreto dei Deep Purple?
“Se lo sapessi lo direi… L’importante è mantenere sempre uno spirito onesto senza mai pretendere di prendere in giro la gente: a questo già pensano i politici…”.
Tante sono state le incomprensioni all’interno del gruppo: quali sono stati i motivi?
“Capita in qualunque contesto di litigare; spesso, quando si lavora troppo insieme, le persone possono cominciare a piacersi di meno”.
Come si spiega il periodo di crisi dell’Heavy Metal?
“La sua natura è molto limitata. In fondo, anche noi eravamo partiti con altri intenti e, eccezion fatta per i Led Zeppelin, negli anni Settanta i gruppi davano spazio anche a generi diversi. Se la gente cambia preferenze, significa che l’Heavy Metal non ha più nulla da dire”.
Se non avesse fatto il batterista, quale strada avrebbe intrapreso?
“Ho cominciato a suonare sin da giovanissimo e non ho mai avuto nessun altro interesse. Forse sarei stato un architetto”.
Ha sempre dichiarato di non avere niente da insegnare a nessuno e che è solo la musica in sé a dare insegnamenti. Dall’alto della sua esperienza, però, quali consigli darebbe ai ragazzi che vogliono seguire la via del rock?
“Di non aspettarsi mai nulla e non prendersi mai sul serio. L’importante è divertirsi; se poi dovesse arrivare il successo, sarà perché si sono mantenuti i piedi per terra con una grande passione”.
E se lo dice un mito vivente, non resta che crederci.

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