L’AMPOM (Associazione Medici Pensionati Ospedale Moscati), presieduta dal dott. Carmine Pacifico, ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica Italiana, Prof. Dott .On. Sergio Mattarella, per chiedere di concedere la medaglia d’oro al valor civile, alla memoria, a tutti gli operatori sanitari deceduti.
Sig. PRESIDENTE,
non uno spirito corporativistico ma l’evidenza palese del sacrificio, dell’abnegazione dei Medici e di tutto il personale sanitario, in questo momento della pandemia da Coronavirus, ci spinge in qualità di soci dell’AMPOM – associazione Medici Pensionati dell’Ospedale Moscati di Avellino – a rivolgerci alla Sua riconosciuta sensibilità ed al Suo altissimo senso dello Stato, per chiederLe di concedere la medaglia d’oro al valor civile, alla memoria, a tutti gli operatori sanitari deceduti.
Consapevoli e convinti che ”non si smette mai di essere medici ”, siano essi Medici in attività, Medici pensionati, Medici pensionati richiamati in servizio, Medici comunque impegnati nell’emergenza, abbiamo posto tutta la nostra esperienza professionale al servizio della Comunità della Provincia di Avellino. Come Associazione di Medici specialisti ospedalieri in pensione sin dal 2014 abbiamo svolto proficua attività di prevenzione sanitaria nelle scuole della Provincia, di aggiornamento professionale per medici ed infermieri, intrecciando rapporti scientifici con Centri universitari e di ricerca, non risparmiandoci di offrire la nostra opera alla Caritas di Avellino per visite specialistiche a chi lo richiedesse.
Il momento storico che stiamo vivendo e che si sta dipanando in un turbinio di vicissitudini inquietanti e drammatiche, e che ci ha imposto ritmi di vita impensabili fino ad ieri ed incomprensibili come non mai, ci sta traghettando in un mondo nuovo, sotto molti aspetti. Abbiamo assistito e continuiamo ad assistere a scenari in alcuni punti e a volte apocalittici, ospedali in grande affanno, intere comunità isolate da ogni contatto sociale, attività imprenditoriali in pericolosa estinzione, il dramma della solitudine che accompagna anche nel momento della sepoltura, sofferenze, privazioni e morti, tanti morti!. Ci siamo scoperti, all’improvviso, uomini nudi e inermi. Le potenze economiche e militari mondiali stanno tremando come esili fuscelli dinanzi ad un nemico invisibile ad occhio nudo, ma dotato di una potenza di fuoco immane, di una forza distruttiva devastante e incontrastabile, di una capacità lesiva dai contenuti in parte ancora sconosciuti e non ancora totalmente dominabile dalla capacità umana.
In tutto questo scenario è emersa, nella sua imponenza, la figura dei Medici e degli operatori sanitari, quali unici combattenti in campo aperto, diventando protagonisti isolati nella lotta ad un nemico sconosciuto. Medici, Infermieri, Operatori sanitari, Forze dell’ordine, sono rimasti in trincea ogni giorno, ogni ora, ogni momento, come sempre, mentre fino ad ieri venivano considerati attori delle retrovie, denigrati, vituperati, derisi, sottopagati. Erano altri gli idoli, gli eroi osannati ed esaltati dalla “cultura” imperante. All’ improvviso la loro opera encomiabile, il loro tributo è stato miracolosamente, e finalmente, riscoperto perché potessero continuare a salvare vite umane. Si sono aperti i cuori inariditi, rattrappiti e cementati, si è dissolto il clima di sospetto, di diffidenza, si sono strette, virtualmente, tante braccia intorno a loro, si sono sprecate le acclamazioni trionfalistiche verso chi d’incanto è diventato”eroe”, mentre stava compiendo solo ed esclusivamente il proprio dovere. Medici e Pazienti sono diventati una persona sola, in un vincolo stretto, tanto da morire insieme.
Amatissimo Signor Presidente, alla luce di tali considerazioni e nel contesto di tali motivazioni, la concessione di tale onorificenza vuole essere il giusto riconoscimento per atti di “eccezionale coraggio che manifestano preclara virtù civica” e vuole contribuire a segnalare gli Autori di tali gesti come “degni di pubblico onore”, per aver compiuto il proprio dovere con alto senso di sacrificio, anche e soprattutto come esempio fulgido di attaccamento al proprio lavoro, da indirizzare alle nuove generazioni.