Baciate dal caldo sole pomeridiano si sono svolte le celebrazioni per il 195esimo anniversario dei Carabinieri. Nessuno è mancato all’appello cosicché, ospiti del ‘padrone di casa’, il colonnello Gianmarco Sottili, tutti hanno potuto celebrare al meglio e onorare quasi due secoli di storia dell’Arma. Due secoli che camminano parallelamente, a braccetto con la storia d’Italia e – in parte minima ma significativa – anche con quella d’Irpinia, teatro negli ultimi mesi di importanti operazioni contro la criminalità semplice e organizzata. Una festa di tutti e per tutti, celebrazione “moderata e coraggiosa” (le parole che più ricorreranno nel discorso dello stesso Sottili) dell’impegno civile giornaliero di centinaia di carabinieri che, proprio tra i confini irpini, hanno dovuto far fronte (nel migliore dei modi) ai pericoli della malavita del nuovo millennio. Non più solo racket e droga, vecchi flagelli della provincia, ma anche nuovi allarmi: controllo di merce avariata e cibi scaduti, trasporto di rifiuti tossici e illegali, servizi di aiuto alle fasce socialmente più deboli.
Presenti, oltre alle rappresentanze delle compagnie provinciali, le massime figure istituzionali tra i quali il prefetto Ennio Blasco, il questore De Jesu, il colonnello della Finanza Mario Imparato, il Procuratore Capo di Avellino Mario Aristide Romano.
Dopo l’alzabandiera e l’inno nazionale, è toccato al Colonnello Gianmarco Sottili prendere la parola. “Il mio ricordo e il mio saluto – ha detto – vanno innanzitutto alle vittime del terremoto d’Abruzzo, una tragedia che qui in Irpinia sentiamo maggiormente vicina e che ci tocca nel profondo. L’intera provincia – ha proseguito – ha dimostrato e continua a dimostrare affetto e fiducia nel corpo dell’Arma dei Carabinieri. Il nostro lavoro non è altro che un modo per ripagarli e questa fiducia incondizionata per noi non può e non deve essere un motivo per farci sentire migliori degli altri. Ci assegna invece maggiori responsabilità e doveri, soprattutto nei confronti delle fasce deboli”.
Un impegno percepito in maniera più che positiva dalla cittadinanza, una presenza costante e continua che – a 195 anni di distanza dal giorno in cui il gonfalone dei Carabinieri ricevette la sua prima medaglia d’oro per il servizio reso durante la prima guerra mondiale – continua a rappresentare per tutti un punto di riferimento etico e morale, nonché un’ombra tranquillizzante e protettiva nel vivere quotidiano.
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