“Non condivido la deregolamentazione selvaggia del rapporto di lavoro frutto di lunghe lotte sociali, sindacali e politiche”. Così Raffaele Pirozzi ex segretario regionale Cgil. “Purtroppo questa filosofia è fortemente presente nel decreto N° 276 del 2003. E dunque da abolire: -il ‘lavoro a chiamata’, lo ‘staff leasing’ che distrugge il rapporto lavoratore/imprenditore; il ‘lavoro a progetto’; la modifica alla ‘cessione del ramo di azienda’ che si presta alla parcellizzazione delle stesse con la riduzione dei diritti dei lavoratori. Sono contratti pochi usati e introdotti per: ridimensionare il potere di rappresentanza del sindacato; squilibrare in favore delle forze imprenditoriali a danno dei lavoratori e con la ‘soccombenza’ della parte più debole: il lavoratore. Per queste ragioni siamo disponibili a discutere con l’Ulivo e con le forze politiche più responsabili del centro-destra per arrivare ad una posizione condivisa. Il tutto per procedere alla revisione delle norme di legge sul mercato del lavoro”. E ancora: “Non possiamo accettare che le necessità aziendali siano riconosciute come ‘esigenze’ mentre quelli dei lavoratori siano solo ‘aspettative’. Riteniamo condivisibile l’affermazione di una giusta esigenza di flessibilità della forza lavoro coniugata con forme indiscriminata di precarietà. Ulteriore provvedimenti da adottare, sono specifici ammortizzatori sociali che rendano più agevole il periodo di transizione da un’occupazione a un’altra, aumento del costo del lavoro temporaneo per le aziende in modo che questo sia superiore al costo del lavoro a tempo indeterminato; concessione di sgravi fiscali alle stesse tali da trasformare il contratto precario in contratto a tempo indeterminato (si garantirebbe così all’azienda un periodo di prova per testare il proprio dipendente ma se ne incentiverebbe anche l’assunzione)”. “Oggi la maggior parte dei lavoratori a progetto non hanno alcun ‘progetto’ di cui occuparsi. Il Ministero del Lavoro, pertanto, deve mettere in condizioni gli organismi abilitati a svolgere adeguatamente il loro compito. Questo contratto viene usato come una normale assunzione full time ma senza garanzie. Invece sarebbe giusto l’obbligo per le aziende di assumere a tempo indeterminato quel lavoratore che accumuli più contratti a tempo determinato interrotti da brevi pause (da 20 giorni a 3 mesi), costruite ad arte per non garantirgli un contratto sicuro;
l’accesso al credito (mutui, finanziamenti, etc.) anche per chi non gode di contratti a tempo indeterminato. Bisogna fare un accordo con il sistema bancario per raggiungere questo sacrosanto diritto. Ma anche più attenzione alla condizione femminile: le donne che lavorano con contratti atipici non hanno la possibilità di costruirsi una famiglia e, nel momento in cui entrano in gravidanza, si vedono rescindere il contratto e rifiutare qualsiasi tutela”. In sostanza si tratterebbe di emendare la legge 30 “con le modifiche da noi proposte per giungere alla flessibilità contrattata e regolata”.
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