Clan Sangermano, i giudici del Riesame: presa criminale su nolano e avellinese

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“Sostanzialmente deve evidenziarsi che anche una volta terminata l’attivita’ di captazione, nell’anno 2017, il clan Sangermano ha mantenuto la presa criminale sul territorio nolano e avellinese…. L’esistenza di tale associazione di tipo camorristico che non ha esitato ad ostentare pubblicamente il proprio dominio anche attraverso l’ingerenza in un rito religioso in una sorta di marcatura del territorio e’ documentata dalle dichiarazioni dei collaboratori e dalle captazioni” . Per i giudici del Collegio F dell’Ottava Sezione del Tribunale del Riesame di Napoli (presidente Purcaro) il clan Sangermano esiste ed ha una sua operativita’, marcando il territorio anche in occasione di eventi religiosi.

Il riferimento dei magistrati del Tribunale della Liberta’ e’ relativo all'”inchino” della Santa Patrona di Livardi, la frazione di San Paolo Belsito “roccaforte” del nuovo clan guidato dai fratelli Agostino e Nicola Sangermano, avvenuto il 5 giugno del 2016. I giudici chiamati a vagliare i gravi indizi contenuti nelle oltre 1600 pagine della misura cautelare firmata dal Gip Fabrizio Finamore, hanno rimarcato nelle motivazioni delle varie ordinanze discusse a fine novembre e  gia’ depositatate, quelle nei confronti di alcuni degli indagati, i motivi per cui il gotha del gruppo di Livardi e’ rimasto in carcere.

Si tratta in particolare dei vertici del sodalizio, i fratelli Agostino e Nicola Sangermano e della posizione relativa a Luigi Vitale, Giuseppe Buonincontri e Salvatore Sepe, l’esistenza  e  “l’operatività del gruppo criminale denominato clan Sangermano divenuto dominante tra l’agro nolano e una parte della provincia avellinese specie in seguito all’arresto dei vertici del clan Russo  nell’autunno del 2009” e’ ribadite in tutte le ordinanze dei giudici del Tribunale della Liberta’ di Napoli. Sull’attualita’ delle contestazioni, a partire da quella dell’associazione a delinquere si e’ fondata gran parte del primo round tra la Procura Distrettuale Antimafia di Napoli e le difese (che su molti dei reati fine hanno ottenuto l’annullamento proprio in ragione della cessata attualita’ delle esigenze  cautelari).

Per questo il pm della Dda di Napoli Antonio D’Alessio prima delle discussioni davanti al Tribunale della Liberta’ ha depositato due verbali di sommarie informazioni resi da un testimone proprio relativi a fatti recentissimi e l’esito delle perquisizioni eseguite nella mattinata del blitz da parte dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna. Dalle dichiarazioni acquisite dai Carabinieri di Castello di Cisterna su delega della Dda, come non mancano di sottolineare i magistrati del Tribunale della Liberta’ arriva la conferma di “un totale ed attuale controllo camorristico da parte della famiglia Sangermano, giunto fino a condizionare la partecipazione de i fedeli alle funzioni religiose presso la parrocchia retta da Don Fernando Russo”.

E’ noto gia’ da tempo che il sacerdote sin dal giugno 2016, quando opponendosi all’inchino mafioso lascio’ la processione, sarebbe  stato osteggiato in ogni modo dallo stesso Agostino Sangermano. Ma non ci sono solo le dichiarazioni acquisite dai Carabinieri. Proprio i militari di Castello di Cisterna, sempre in un’informativa datata dicembre 2021 e relativa ad un’ altra inchiesta, hanno captato due soggetti dediti ad attivita’ intimidatoria nella zona nolana, si premuravano di informare proprio il gruppo di Livardi per evitare, stando a quanto ipotizzano gli inquirenti, una escalation militare: “Ai Sangermano sta fatta l’imbasciata” emerge da un’intercettazione di un diverso procedimento penale, richiamato agli atti dell’inchiesta di Antimafia e Carabinieri.

LE PERQUISIZIONI

Altro riscontro decisivo e’ arrivato proprio dalle perquisizioni eseguite in occasione della notifica delle misure cautelari all’alba del 4 novembre scorso. Scrivono a questo proposito i giudici del Riesame: “ad ulteriore conferma dell’operativita’ del gruppo criminale, devono evidenziarsi gli esiti delle perquisizioni compiute all’atto dell’esecuzione dell’ordinanza cautelare in esame, in data 3 novembre 2022, quando nell’abitazione di piu’ indagati sono state rinvenute cospicue somme di denaro contante ed anche armi da fuoco illegalmente detenute (cosi’ per Agostino Sangermano..).

E i magistrati hanno anche ricostruito l’organigramma e le attivita’ del sodalizio di Livardi: ” In definitiva, Dal complesso delle investigazioni emergono, con evidenza, la posizione apicale di Agostino San ermano, e del di lui fratello Nicola che ne rappresenta molti imprenditoriale, la disponibilità di armi da parte del gruppo, il continuo pattugliamento del territorio da parte di vari affiliati, le tensioni con gruppi avversi, la forza di intimidazione e la capillare penetrazione del sodalizio nel tessuto economico locale attraverso proprie aziende di riferimento, infiltrazione dei capitali illegali nel tessuto produttivo lecito anche attraverso prestiti l’attivita’ usuraria non sempre è stato possibile accertare per l’atteggiamento reticente delle vittime, chiaramente dovuto alla forza di intimidazione del clan”.