Clan Graziano, confermata condanna Mazzocchi e Graziano per pizzo alle imprese

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VALLO LAURO- Il processo in Cassazione per gli episodi estorsivi consumati tra l’agosto del 2018 e il febbraio del 2019 da parte degli esponenti del clan Graziano si chiude con la conferma delle condanne per Fiore Graziano e Antonio Mazzocchi, difesi dai penalisti Raffaele Bizzarro e Sabato Graziano e per l’annullamento con rinvio ad una nuova Sezione della Corte di Appello di Napoli per Salvatore Graziano, difeso dal penalista Raffaele Bizzarro.

Un quarto imputato, Domenico Lodovico Rega aveva deciso di non proporre ricorso alla Cassazione. Le condanne inflitte dal tribunale di Napoli in primo grado con rito abbreviato e confermate in Appello. Le accuse nei loro confronti erano di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso e detenzione di armi per uno solo degli imputati. Sette anni e otto mesi a testa per i fratelli Fiore e Salvatore Graziano(il primo ritenuto anche promotore e organizzatore) , sette anni e sei mesi per Antonio Mazzocchi, per lui anche la contestazione della detenzione di armi, tre anni e quattro mesi a Lodovico Rega, che però non ha proposto ricorso per Cassazione.

Le indagini coordinate dai pm antimafia Luigi Landolfi e Simona Rossi, che avevano ottenuto il primo agosto del 2019 una misura cautelare per cinque persone, anche per bloccare come qualche giorno fa aveva spiegato uno degli investigatori in aula una recrudescenza criminale nel Vallo di Lauro. Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino si erano concentrate sul vero e proprio “patto” nato dopo le scarcerazioni di Fiore e Salvatore Graziano alla fine del 2017 con Antonio Mazzocchi, l’ex poliziotto che aveva stretto un accordo criminale sull’imposizione del pizzo alle imprese, ma da quanto emerso dalle indagini dei militari, continuava autonomamente e senza accordo con i due fratelli Graziano anche ad organizzare una vendetta nei confronti della famiglia nemica dei Cava, in particolare Cava Salvatore jr, scarcerato nel maggio del 2019.

L’inchiesta della Dda di Napoli e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino aveva fatto luce su due episodi di estorsione ed una tentata, consumati tra agosto del 2018 e febbraio del 2019. Quello per un presunto importo di 70mila euro, ai danni dell’impresa “Scalzone costruzioni”, che si aggiudicò i lavori di completamento della rete fognaria di Domicella (un appalto da quasi cinque milioni di euro), alla ditta furono incendiati due bobcat nel febbraio 2019 nei pressi di un ristorante di Domicella dove erano parcheggiati. L’episodio di tentata estorsione, per centomila euro, ai danni della società che gestisce l’impianto crematorio di Domicella.

Minacce anche via telefono all’imprenditore e ad alcuni operai, giunte alla punta massima con le fucilate, una decina di colpi esplosi con un calibro 12 contro l’impianto nell’agosto del 2018 mentre gli operai erano ancora intenti al lavoro. Si attende ora che venga fissata una nuova udienza davanti alla Corte di Appello di Napoli per Graziano Salvatore. Le condanne saranno, come già annunciato anche nella recente udienza davanti al collegio presieduto dal giudice Gian Piero Scarlato, depositate anche nel processo per associazione a delinquere che si sta celebrando davanti al Tribunale collegiale di Avellino.