Avellino – La mozione Fassino si ritrova al Samantha della Porta con il deputato Costantino Boffa, il sen. Andrea De Simone, l’on. Rosa D’Amelio, Lucio Fierro, Gerardo Adiglietti, Tonino Festa, Ruggiero Cutillo, iscritti, amministratori, consiglieri, assessori. Sono i fedelissimi di un progetto che vuole il cambiamento, il rinnovamento, la vera politica. Quella con la ‘p’ maiuscola. Che vuole riaccendere la speranza che qualcosa può cambiare. Per i giovani, generazione del futuro e non solo. Una sala gremita nella quale si intravedono Flammia, Mirabile, Valentino, Porciello, Todisco, Capone. Donne, giovani e non solo per dire: facciamo vivere la speranza della politica. Apre Andrea De Simone che mette in evidenza come il congresso debba essere l’apripista di una nuova stagione. “Un congresso un’iniezione di fiducia. Niente deve essere dato per scontato. Dobbiamo approfondire. Dobbiamo discutere. Fare la sommatoria. Fare in modo che alcune iniziative possano cambiare il territorio aprendo le porte alle nostre sezioni. Evitiamo che ci siano corpi separati nella comunità”. E poi la missiva del segretario provinciale Carmine Russo letta dell’esponente diessino Lucio Fierro. Nella lettera in evidenza “la contraddizione che è viva e presente tra noi”. Una contraddizione dalla quale, forse, si può uscire “costruendo la speranza. Ragionando – comincia così Fierro – sulla storia. Sulle storie quelle con la ‘s’ minuscola. Ragioniamo sui percorsi. Parlo della mia storia. Quando l’Italia era un cumulo di macerie. La mia generazione è stata proiettata alla speranza che il mondo poteva essere diverso. Alcuni di noi hanno incontrato la speranza collettiva, l’ansia del cambiamento. Il bisogno di appropriarsi della cultura. Il nuovo ruolo della donne nella società. Avevamo un sogno. Ma è un sogno che si è infranto. E’ difficile chiedersi cosa non abbia funzionato. Da qui è cominciata la questione di una società che sempre più vede le nuove generazioni non coltivare speranza e fiducia. La frantumazione pervade tutta la nostra società. E la politica non ha dato risposta. Ci sarà una spiegazione del perché la Sinistra non sia andata oltre il 35 per cento?”. E ancora: “Mi pongo il problema di una diversa prospettiva. Bisogna guardare in faccia alla realtà. Bisogna capire il primo processo della riunificazione della frammentazione. Non lo vedo come un processo scontato. Il problema è avere il senso delle difficoltà e capire se possiamo dare risposte non occasioni”. Il Pd: “Conta cosa c’è dentro. Conta se si discute del metodo. Del contenuto”. E ora il riferimento ancora una volta al congresso ma con una sottolineatura non nuova: “Come mozioni, al congresso andiamo divisi. La nostra mozione è divisa da quella di Alberta De Simone”. E spiega perché: “Ci siamo divisi per ragioni politiche che vivono tuttora. E’ stato all’atto della elaborazione delle liste (Comuni e Provincia). L’esperienza di Bassolino dava fastidio. Occorreva metterlo in gabbia. Ma dobbiamo valutare ciò con grande realismo. L’esperienza del compagno Bassolino non è esente da errori. Ma vedo di quanto positivo è sul piatto della bilancia. In questa provincia le cose citate, come fiore all’occhiello, sono scelte regionali”. E in crescendo: “Abbiamo bisogno di costruire un ragionamento che tenga insieme Irpinia e Campania. Un nuovo regionalismo per dare prospettive e speranza. Al congresso andremo a contarci. Al congresso la nostra battaglia sarà l’ingresso di nuove persone”. Del nuovo che avanza. “Il partito – continua Gerardo Adiglietti segretario cittadino – vuole esserci e contare. Questo è il punto significativo. La verità è che c’è voglia di politica. Lo sforzo di avere il Pd, significa avere un partito normale. Il partito che vuole la gente. C’è un mondo che riesce ad avere uno strumento di rappresentanza. Intorno alla quale costruire le riforme, i diritti. Che non sono una variabile indipendente. Questo è il Partito democratico. Il superamento dell’egoismo. E’ la necessità di cambiare il mondo. Siamo convinti che al di là dei numeri si vince. Si vince perché c’è voglia di fare politica”. L’assessore regionale Rosa D’Amelio si rivolge ai giovani, alle donne. Interloquisce con loro. Non prima di avere rimarcato un concetto: “Questo partito lo costruiamo se abbiamo la speranza. La voglia di essere protagonisti di una nuova strada. E’ una sfida quella del Partito democratico: riunire tutti i riformisti che il ‘900 ha separato. Sfide che noi rivolgiamo ai voi giovani. Voi che non conoscete la storia della Dc, del partito Comunista. Una generazione che ha conosciuto l’Ulivo e il Polo. E noi, è per voi che dobbiamo avere coraggio di costruire un partito nuovo, non un nuovo partito. Che recepisca fino in fondo i bisogni della gente. Che ha la capacità di interlocuzione. Un partito che sia confluenza tra il pensiero liberale e quello cattolico. Un partito che deve coinvolgere associazione, volontariato, il campo delle tante energie che stanno in moto. Il popolo che ha coinvolto le primarie. Un partito che si ponga un obiettivo di un orizzonte generale. Un partito che non dimentichi il Mezzogiorno. Oggi c’è lo sforzo del governo Prodi. Poi… la speranza per un mondo migliore. Un mondo nel quale i giovani e le donne possono ritrovarsi. Il Pd, un partito che pone al centro la laicità dello Stato perché è giusto che lo Stato tuteli i diritti di tutti. Apriamoci. Partiamo dalle nostre storie, dalle nostre radici. Un futuro che riguardi alle giovani generazioni. Un futuro che veda non disperdere risorse. Questo gruppo ha lavorato sodo affinché fosse inserito il corridoio Ottavo. Il tutto perché si mettessero al centro del Mezzogiorno, la provincia di Avellino e di Benevento”. Quale occupazione per i giovani? “Ce la possiamo fare. Qui, in questa provincia hanno timore. Oggi dobbiamo costruire il processo di un futuro che ci possa dare un grande partito di massa. Che si pone l’ambizione di andare oltre il 35 per cento”. Ai giovani, interlocutori privilegiati, menzionando un passo della Bibbia: “Attenti a non sradicare ciò che è stato piantato”. Chiosa Costantino Boffa che ritorna sul significato dei congressi. “Il congresso, evitiamo che diventi un contificio. Non che sia importante. Non c’è un primo e un dopo. Dobbiamo essere in grado di fare un tutt’uno. Un partito si crea se viene conosciuto come esigenza della società. Se ci si ritrova in quella idea. Passione, programma e risoluzione dei problemi del Paese. Il simbolo dell’Ulivo lo abbiamo proposto ben quattro volte. Ma in che modo gli elettori ci devono dire che quell’operazione politica è gradita? O si avanti oppure bisogna tornare indietro con il rischio che la gente pensi all’inganno. C’è un fascino in quell’operazione. Sono convinto che ci siamo anche attardati nella costruzione del processo politico. Perché non porta a sviluppare le aspettative dell’Ulivo. I congressi devono dimostrare che ci si accinge a regole diverse: le regole per la scelta dei candidati alle elezioni attraverso le Primarie – non se conviene in quel momento -; stabilire il voto segreto per la scelta delle persone all’interno dei partiti e organismi. Il voto segreto non può essere sulla politica”. La precisazione ai vertici nazionali: “Sulle mozioni. Non avrei subito il ricatto. E ancora: “Stabilire nel Pd la regola del limite del mandato. Dopo due mandati si deve lasciare. A tutti i livelli per affermare nuovi gruppi dirigenti. Un partito ha un senso se promuoviamo una nuova generazione. Dobbiamo allargare il campo dell’appartenenza. Questo partito non può essere la somma tra Ds e Margherita”. Al Della Porta la classe dirigente riflette, richiama e fa appello alla politica. Al Pd: “la generazione dei Democratici, la sintesi tra concretezza e idealità… La speranza che il mondo possa aprirsi al nuovo”. (Di Teresa Lombardo)
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