Barriere A16 e A14 a rischio, Autostrade ci riprova ma il Gip è netto: “Vanno sostituite e basta”

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Nuova bocciatura del Gip del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone nei confronti di Autostrade per l’Italia. Il colosso controllato dall’Atlantia dei Benetton, dopo altre istanze rigettate, incassa l’ennesimo parere negativo circa la richiesta di dissequestro temporaneo delle barriere oggetto di sequestro preventivo poste lungo l’A16 Napoli-Canosa, tra Baiano e Benevento, e l’A14 Bologna-Taranto, tra Pescara e Pedaso, così come è stata respinta anche la richiesta di rimozione dei sigilli alle corsie contigue al margine destro della carreggiata in corrispondenza delle stesse barriere.

I “no” arrivano a pochi giorni di distanza e fanno riferimento all’indagine-bis sulla sicurezza delle barriere portata avanti dal Procuratore di Avellino Rosario Cantelmo e dal sostituto Cecilia Annecchini, titolari già di una precedente inchiesta su Aspi scaturita a seguito della strage di Acqualonga del 2013, quando 40 persone persero la vita a bordo di un pullman che sfondò le barriere con i tirafondi ormai marci. Un’inchiesta terminata con la sentenza di primo grado che ha condannato i dirigenti di Tronco ma non i vertici della Società Concessionaria, tra cui l’ex a.d. Giovanni Castellucci.

Autostrade, dopo quella tragedia, invece di sostituire le barriere vecchie di 30 anni, ha modificato il sistema di ancoraggio, cambiando i tirafondi “Liebig Plus” con barre filettate inghisate di malta cementizia. Un’operazione che non ha trovato d’accordo l’Ufficio Ispettivo Territoriale di Roma, così come il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che ritiene i due sistemi (Liebig-barre filettate) non equivalenti. Da qui sono scattati i sigilli dopo le richieste della Procura di Avellino. E la risposta della controllata di Atlantia sembrerebbe tutt’altro che volta alla soluzione del problema.

Aspi, infatti, insiste con una strategia attendista e dilatatoria senza accettare il piano (da oltre un miliardo di euro) di sostituzione delle barriere. La concessionaria vorrebbe procedere, nel corso dei lavori di sostituzione, prima a una verifica per dimostrarne la non pericolosità.

Tale verifica, che nelle precedenti istanze era denominata “pull-out” non è stata ritenuta idonea dai consulenti tecnici dei pm, ovvero gli ingegneri Andrea Demozzi e Mariano Pernetti, e dal Mit. Così nella nuova istanza, la concessionaria propone la “procedura di verifica locale”, che tuttavia – scrive il Gip – altro non appare che il sistema di verifica “pull-out”, già ritenuto inidoneo dai c.t. del pm, dal Gip, dal C.S.LL.PP e dall’ingegnere Placido Migliorino, Direttore dell’Ufficio Ispettivo Territoriale di Roma del Mit, che si è detto assolutamente contrario in quanto il sistema proposto è finalizzato ad accertare l’equivalenza tra Liebig e barre filettate già ritenuta impossibile da dimostrare dal C.S.LL.PP. Un cambio di denominazione volto insomma soltanto a fuorviare.

Per il giudice, inoltre, sempre seguendo il parere contrario dei pm, nell’istanza di dissequestro temporaneo manca l’indicazione di aver sottoposto il progetto di sostituzione delle barriere ai competenti organici tecnici ministeriali, in modo da verificare la compatibilità con il più generale programma di riqualificazione delle barriere di sicurezza lungo l’intera rete autostradale, in merito al quale vi è già un articolato confronto tra Autostrade e ministero, che tuttavia, come prospettato dall’istanza, rischia di essere gestito in modo autonomo e senza alcun controllo solo dalla stessa Società Concessionaria.