Avellino – Proposte rinnovate per un nuovo progetto: “incalzare l’amministrazione cittadina”. Nulla di strumentale nella posizione assunta dal gruppo consiliare di opposizione riunito questa mattina in una conferenza stampa motivata dalle perplessità maturate dal nuovo progetto relativo a Corso Vittorio Emanuele. An, Udc, Fi e Dc unanimi nei consensi e nei dissensi: Giovanni D’Ercole, Claudio Rossano, Gennaro Romei, Giovanni Colasante e Mimmo Matarazzo hanno lanciato una sfida dettata principalmente da un motivo: “Gli avellinesi vanno resi partecipi della vita amministrativa dando loro la possibilità di esprimere giudizi e, laddove sia possibile, lanciare nuovi suggerimenti”. Ecco perché, sul cambiamento che vede protagonista il Corso, il cittadino diventa ‘deus ex machina’ rispetto alla realizzazione. Ed una possibilità c’è: “Vogliamo indire un referendum consultivo per dar loro la possibilità di esprimere un giudizio, positivo o negativo che sia. Ma che quantomeno permetta ai diretti interessati di poter essere parte integrante e consapevole di una scelta che disattenda la concezione patronale che questa amministrazione ha della città”. Insomma, la pedonalizzazione del Corso con la relativa eliminazione dei marciapiedi, la sostituzione del basalto delle cave del Vesuvio (peraltro oggi introvabile) con pietra dell’Etna non convincono il gruppo per ragioni pratiche e storiche. “Tanto per cominciare la pedonalizzazione del corso presuppone l’individuazione di una viabilità alternativa che non sussiste. In questo caso, dunque, sarebbe meglio optare per una zona a traffico limitato piuttosto che per una totale chiusura”. “I maggiori disagi – inoltre – sarebbero a carico dei residenti del Corso o di coloro che sullo stesso hanno un box auto. In questo caso come potrebbero raggiungerlo?”. Per quanto riguarda l’aspetto epocale, invece, “… l’abolizione dei marciapiedi è una vera eresia. Basti pensare che furono progettati nel 1800 quando fu ideato per la città di Avellino un largo Corso in pianura”. Insomma, se l’aspetto pratico potrebbe essere messo in discussione, a pagare il dazio sarebbe anche la memoria storica di una città che del passato conserva ben poco. Dunque, mentre gli altri capoluoghi – Benevento un esempio come tanti – hanno proceduto alla pedonalizzazione cercando di sopperire ai disagi con un percorso alternativo, “… qui ad Avellino nulla di tutto questo è stato fatto”. Preoccupazioni anche di carattere temporale: ad oggi, infatti, con i cantieri che apriranno a partire dal mese di novembre, sembra ancora non esserci un termine perentorio per la conclusione degli interventi. Nessun limite né certo né potenziale. Ed ancora: “Era previsto il passaggio della metropolitana leggera eppure non è possibile scorgere alcun binario”. Così, il progetto concepito per creare continuità con il viale dei platani sembra “… fare acqua da tutte le parti. Se poi si considera la fine non proprio esilarante dei platani stessi allora le perplessità non possono che aumentare”. Insomma, che l’epilogo sia lo stesso?… Per deciderlo sarebbe sufficiente la raccolta di 5mila firme. E’ il caso di dire: ai cittadini l’ardua sentenza. (di Manuela Di Pietro)
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