Avellino – Fillea, morti bianche 2007: 5 decessi nei cantieri

Avellino – La Fillea Cgil ha pubblicato oggi il resoconto degli incidenti mortali registrati nel 2007 in Italia nel settore dell’edilizia.
I lavoratori che hanno perso la vita lo scorso anno nei cantieri sono stati 235 anche se il numero non tiene conto di molti infortuni mortali che non vengono denunciati o registrati come causa non diretta del lavoro edile.
La Campania è una delle regioni italiane maggiormente vessata dagli incidenti sul lavoro.
L’Irpinia, purtroppo, è in perfetta linea con il dato nazionale e regionale.
Nel 2007 sono state 5 le morti bianche registrate in Irpinia, lo stesso numero del 2006.
Di fatto, dunque, le condizioni di sicurezza nel settore delle costruzioni, non hanno fatto registrare alcun miglioramento, senza considerare le centinaia di infortuni non mortali ma che hanno comportato per i lavoratori grave danno e handicap permanenti.
Dei 10 infortuni mortali sul lavoro registrati in Irpinia nel 2007, ben il 50%, dunque, appartengono al settore delle costruzioni. Un triste primato, di cui la Fillea Cgil di Avellino vorrebbe fare volentieri a meno.
“Sono ormai anni – afferma Antonio Famiglietti – che le statistiche ci restituiscono lo stesso corredo di numeri funesti, nonostante l’impegno del sindacato. Le cause degli infortuni sono sempre le stesse ed a poco fino ad ora sono serviti gli appelli de sindacato degli edili. Noi continueremo il nostro lavoro di denuncia, di confronto con gli imprenditori, con le istituzioni, affinchè le morti bianche nei cantieri edili della provincia di Avellino non vengano considerate come un fenomeno fisiologico del lavoro in edilizia. Per questo motivo la Fillea continuerà l’impegno in termini di formazione-informazione nei confronti di tutti i lavoratori del settore delle costruzioni, affinché anche gli operai pretendano dagli imprenditori il rispetto delle regole. Contestualmente la Fillea di Avellino affermerà con forza il principio secondo cui non si può derogare in alcun modo all’applicazione delle leggi e delle norme in materia di sicurezza, poiché, non è sulla pelle dei lavoratori che gli imprenditori possono pensare di acquisire competitività o ampliare i margini di utile imprenditoriale”.