Claudio De Vito – La reazione condita da feroci polemiche arbitrali di La Spezia ed il pari di carattere contro il Novara avevano convinto l’ambiente che contro il Perugia si fosse trattato del classico fragoroso incidente di percorso. Ed invece no. L’Avellino ci è ricascato imbarcando altra acqua contro una Ternana al quale invece i lupi avrebbero dovuto assestare il colpo di grazia, raffreddandone le velleità di risalita.
L’Avellino è ripiombato nell’incubo ed i fantasmi del passato targato Toscano aleggiano sulla squadra di Novellino, che nelle ultime quattro gare ha perso tre volte ed è capitolata in dodici occasioni guadagnandosi il primato di difesa più perforata condiviso proprio con la Ternana e con il Brescia (45 reti).
Numeri che mettono i brividi soltanto a snocciolarli. Ma a colpire maggiormente è l’involuzione a livello di atteggiamento e di gioco da parte di una squadra che a Terni ha calciato per la prima volta in porta con D’Angelo al terzo minuto di recupero del primo tempo.
L’Avellino è pervenuto in minima parte soltanto sul 3-0, quando si è accesa la fiammella dell’orgoglio alimentata da Ardemagni e poi subito spenta dall’incontenibile Falletti, che ha spaccato la partita con la sua sconfinata cifra tecnica che Novellino non è riuscito ad arginare. Insomma è sembrato di rivedere l’Avellino privo di idee, abulico e farraginoso di Toscano che tanto fece infuriare i tifosi soprattutto alla luce dell’alternanza di risultati casa-trasferta.
Nulla è perduto con quattro punti di vantaggio sulla quintultima ma ora D’Angelo e compagni devono leccarsi in fretta le ferite perché all’orizzonte si staglia un tour de force incandescente. Prima la Spal che ha perso il primato per mano del Frosinone che ospiterà i lupi a stretto e per chiudere il Carpi, senza dimenticare la sentenza sul calcioscommesse che incombe da settimane ormai come una mannaia.
Un trittico di partite dal coefficiente di difficoltà elevato che dovrà pesare l’effettiva reattività dell’Avellino in un momento così delicato della stagione. La striscia utile di risultati è stata soppiantata da un ritorno all’antico che spaventa e da una crisi di gioco, caratteriale e di risultati che rende amara la primavera biancoverde.