Aste Ok, l’investigatore in aula: dopo il blitz contro il clan molti chiesero di essere ascoltati

0
2992

AVELLINO- ” Dopo gli arresti del 14 ottobre 2019 e le perquisizioni tanti hanno chiesto di essere ascoltati per le vicende legate alle aste”. E’ un particolare dell’inchiesta raccolto dagli investigatori dopo l’operazione Partenio 2.0 e ricordato in aula dal luogotenente del Nucleo Investigativo che dal 13 gennaio scorso e’ stato sottoposto ad un serrato e lungo esame da parte delle difese nel processo Aste Ok. Questa mattina il luogotenente ha ricordato come gli arresti del gotha del Nuovo Clan Partenio avessero innescato una serie di richieste per essere auditi dalle presunte vittime del sistema delle aste. Un monopolio contestato dalle difese, considerato che su qualche centinaio di aste battute nel periodo di riferimento solo una ventina sarebbero state quelle effettivamente e presuntamente turbate dal patto tra il gruppo Forte- Aprile e il Nuovo Clan Partenio. Nel controesame del luogotenente e’ stato lo stesso pm Antimafia Henry Jhon Woodcock a tentare di superare questo dato, facendo emergere come il sistema si concentrasse su debitori esecutati che avrebbero pagato per riavere la loro abitazione o la loro struttura aziendale. E il luogotenente ha richiamato proprio una captazione ambientale relativa ad Armando Aprile. “Andavano a visionare gli appartamenti che gli esecutati volevano riavere-ha spiegato l’investigatore- ad esempio il caso di Aprile Armando, che doveva visionare una casa a Torre Le Nocelle e diceva a Forte Modestino nell aprile 2019: ho già visto che questa persona è uno che ci tiene alla casa e vuole cacciare i soldi”
Nella conclusione del suo controesame il penalista Alberico Villani ha messo di nuovo in evidenza un dato: l’assenza di terzi diversi dagli esecutati per cui risultassero minacce. Le risulta una sit (sommarie informazioni testimoniali) di persone che sono state costrette a non partecipare oltre ai debitori esecutati?
Abbiamo solo sit di debitori esecutati. Mi viene in mente l’ asta di R. E in cui era presente in aula Carlo Dello Russo. Dalle attività oltre le sit e le denunce non abbiamo altre attività di indagine che ci permettono di fare questa valutazione”. Altro elemento di valutazione della difesa quello sulla distanza tra fatti e denunce. In qualche caso anche due anni.
La maggior parte dell’udienza è concentrata sul controesame dell’investigatore da parte dei legali di Damiano Genovese. A partire da Claudio Mauriello. Molte le opposizioni alle sue domande da parte del pm antimafia Henry Jhon Woodcock. A parte la parentela con il boss Genovese quali sono stati i fatti relativi alla partecipazione di Damiano Genovese? Chiede Mauriello al luogotenente: “Damiano Genovese e’ a conoscenza delle dinamiche interne del clan- spiega l’investigatore- A partire dagli arresti di Bocciero Diego e Elpidio. Le intercettazioni in cui parla della vicenda sono antecedenti all’arresto. Quando devono portare Colella Umberto ergastolano in permesso premio presso Galdieri Pasquale viene contattato Genovese. Genovese porta Colella presso Galdieri. I fatti che lui ha raccontato sulle indagini per usura che riguardavano Galluccio e Bocciero erano circostanze che sapeva solo lui e noi. Quando si realizza uno scontro per un giro di usura tra Chiauzzi Filippo e Genovese Antonio e dall’altra Genito Angelo, Galdieri convoca Genovese e fa chiarezza sulla vicenda. Poi abbiamo la vicenda dell atti intimidatorio avvenuto a casa , nel settembre del 2019. Si capisce dalle intercettazioni ambientali che il mandante era Galdieri Pasquale. Anche dalle intercettazioni. Viene interessato in prima persona da Galdieri per risolvere il problema dell asta di Nino Sanseverino, rivoltosi a Beniamino Pagano. Si capisce da questo che si era adoperato per affrontare la vicenda”. Mauriello ha molto insistito su due concetti. Quello relativo alla circostanza di eventuali minacce o richieste avanzate da Genovese per esecutati e quello soprattutto del tornaconto in termini economici per il suo assistito. Per dimostrare invece che quella di Damiano Genovese non fosse per il clan Galdieri una figura di stretto collaboratore sul tema delle aste, l’avvocato Gerardo Santamaria ha puntato invece su un altro dato. Partendo dal livello di captazione e di controllo sul suo assistito. Quanti e quali sistemi captativi oltre alla captazione telematica? Ambientale in auto e intercettazioni telefoniche. Abbiamo intercettato utenza telefonica intercettazione telematica dal sette giugno al quattordici settembre 2018 ; dal 2 febbraio 2019 al settembre 2019; dal  22 giugno 2019 al 22 ottobre 2019. Ancora l’ambientale veicolare dal 20 settembre al 20 dicembre 2018; ambientale veicolare. Dal dicembre 2018 gennaio 2019; intercettazione telematica dal 25 settembre al 27 ottobre 2018; Intercettazione telematica dal 17 dicembre 2018 14 gennaio 2019″. Uno spunto per far chiedere all’ avvocato Santamaria, alla luce del ruolo qualificato dagli inquirenti nell’indagine come “stretto collaboratore dei Galdieri” , quanti sono stati i contatti tra Nicola e Pasquale Galdieri e Damiano Genovese, considerato che avevate una miriade di intercettazioni? Il processo è relativo alla presunta turbativa delle aste, visto che si tratta di uno sretto collaboratore, quanti incontri ci sono stati ? Non molti quelli documentati dalle indagini dopo il dicembre 2018, anche perché almeno per due precedenti, giugno e agosto 2018 non si può fare riferimento alla vicenda delle aste..Le risulta coinvolto nrl procedimento per associazione? chiede l’avvocato Santamaria all’investigatore” ha chiesto il difensore di Genovese. La risposta e’ stata: “No”. Non sono mancate contestazioni alla scelta del Tribunale di non far definire alcuni chiarimenti relativi al controesame per la posizione di Pagano al penalista Gaetano Aufiero. In aula infatti si sono sollevate le contestazioni sulla ordinanza che di fatto ha escluso eventuali riesami dei difensori dopo quello del pm
“Questo non lo dice solo la giurisprudenza, lo dice il codice. Il Tribunale, con l’ordinanza che ha appena emesso, ha violato una norma precisa del codice”, ha dichiarato l’avvocato Aufiero. “Prendo atto che il tribunale, secondo l’ordinanza letta, sottrae il testimone alle domande dei difensori”, ha concluso il difensore di Nicola Galdieri.Scontro anche sulla legittimita’ della famosa ripresa in cui nel deposito di legname di Beniamino Pagano ci sarebbe nel dicembre del 2018 il “bacio mafioso” con Damiano Genovese. Il pm Woodcock a proposito del famoso bacio ha annunciato: non ricordo se è stato già acquisito DVD già chiedo che il frame sia acquisito”. Il penalista Gaetano Aufiero si e’ associato e ha chiesto di verificare la legittimità intercettiva delle telecamere..Per il pm Woodcock : la vidoeridpresa sulla pubblica via non costituisce il percorso e la prova delle intercettazioni e quindi può essere soggetto allo stesso regime, tranne in casi particolari. Non è intercettazione in senso tecnico”.Aufiero che si era associato alla richiesta sdi acquisire il DVD, condizionandola però alla acquisizione dei decreti autorizzativi alle riprese, ha concluso così: giusto per chiudere la questione, la normativa credo che sia chiara. Se è stata installata una videocamera lo può fare la pg. Se è su una pubblica via, quella videoripresa è la sostituzione di un ocp, in questo caso non occorre alcun decreto. Se però la videocamera riprende la proprietà privata occorre un decreto di autorizzazione del Gip. Si produca o si dica. Se la videoripresa è avvenuta nella proprietà di Pagano Beniamino, e tutto inutilizzabile. Senza dimenticare che la videoropresa fu chiesta ed ottenuta poco prima della archiviazione”. Il penalista Nicola D’Archi, difensore di Antonio Barone, ha evidenziato come il DVD non sia mai stato inserito nel Tiap e agli atti del processo. Agli atti del processo finisce, solo in funzione documentale non essendo passata in giudicato, anche una sentenza di condanna per una delle testimoni dell’ accusa. Già avviato anche l’esame dell’ altro investigatore che si è occupato degli accertamenti.