Asta Pagliarone, l’Antimafia chiude l’inchiesta: quattro indagati, c’è Giordano

0
4721

Tanto tuonò che piovve. Alla fine la Procura Distrettuale Antimafia di Napoli ha chiuso le indagini (per cui si presume che non archiviando si appresti a chiedere il processo) sulla vicenda giudiziaria legata all’asta per il ristorante “O Pagliarone”, contestando a vario titolo i reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e riciclaggio nei confronti di quattro indagati, tra di loro c’e’ anche il sindaco di Monteforte Irpino Costantino Giordano, accusato di aver concorso insieme al presunto boss del Nuovo Clan Partenio Nicola Galdieri all’imposizione di una quota di 120 mila euro per consentire che l’asta fosse aggiudicata dalla Monteforte Srls. La circostanza che il sindaco di Monteforte fosse stato iscritto nel registro degli indagati era ormai già nota da alcune settimane, quando era stato sentito con l’assistenza di un legale proprio nell’ambito del processo principale al Nuovo Clan Partenio (teste di lista della difesa di Nicola Galdieri) ed in quella occasione aveva fornito sia la sua versione sulla vicenda asta che sui rapporti di conoscenza con gli stessi fratelli Galdieri. Negando di aver mai chiesto o sollecitato il loro intervento per l’asta in questione e aveva lanciato accuse al suo ex socio Gennaro Pascale (in realta’ di fatto socia della Monteforte Srls era la moglie dello stesso fino al 2018), tra l’altro presunta vittima dell’episodio estorsivo. In quattro sono stati raggiunti da un avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dal pm Antimafia Anna Frasca, il magistrato che ha coordinato le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino. Due provvedimenti notificati in carcere.

GLI INDAGATI
Rispondono a vario titolo delle contestazioni di estorsione, turbata liberta’ degli incanti e riciclaggio aggravato dal metodo mafioso, oltre al sindaco di Monteforte Irpino Costantino Giordano, il presunto capo del Nuovo Clan Partenio Nicola Galdieri (detenuto a Tolmezzo), Renato Freda, imprenditore ritenuto prestanome di Nicola Galdieri (di recente scarcerato dal Tribunale nell’ambito del processo principale al clan) e Armando Aprile (detenuto nel carcere di Vibo Valentia)
LE INDAGINI
Gli accertamenti sono stati condotti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino, agli ordini del maggiore Pietro Laghezza confluiti in una informativa di circa 500 pagine dopo la delega di indagine della Dda di Napoli per accertare le accuse rivolte sulla vicenda. Tutto nasce dalle dichiarazioni rese nel dicembre del 2020 al pm Antimafia Henry Jhon Woodcock da Livia Forte, imputata nel processo Aste Ok, che aveva rappresentato come nel luglio del 2017, precisamente il 19 luglio, si erano recati presso il ristorante Its Ok Nicola Galdieri e Costantino Giordano (circostanza smentita dallo stesso Giordano in aula) e che gli era stato imposto di non rilanciare l’offerta perché il locale andava aggiudicato a Giordano (circostanza smentita durante l’esame in aula di Giordano, che al ristorante si sarebbe recato da solo, senza mai coinvolgere Galdieri e dopo che gli aveva parlato dell’interesse all’asta della Forte proprio il suo socio Gennaro Pascale). Il giorno dopo, il 20 luglio, davanti alla giudice Patrizia Grasso era stata battuta l’asta. Aggiudicata per una differenza di 100 euro dalla Monteforte Srls (quella in cui erano soci Stellato Leondina, moglie di Gennaro Pascale, Costantino Giordano e Vito Chiumento). Nello specifico si trattava di un’offerta di 409.380 euro della Lara Immobiliare e 409.480 euro della Monteforte Srls. Una circostanza sospetta per gli inquirenti, considerando che una leader delle aste come la Forte non rilanciasse per una offerta così irrisoria. In buona sostanza una “desistenza” insolita per una “professionista” delle aste immobiliari come la Forte. Le dichiarazioni della Forte avrebbero poi trovato riscontro nelle dichiarazioni rese dall’ex socio di Giordano, che ascoltato a sit dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino, aveva riferito di aver consegnato una somma in contanti di 70mila euro nelle mani di Galdieri Nicola e che i restanti 50mila euro sarebbero stati versati in rate da 2000 euro mensili. I Carabinieri avrebbero trovato riscontri negli accertamenti bancari, visto che dopo i primi sei mesi versati in contanti, sarebbe stato usato il metodo di una fattura per lavori eseguiti nel ristorante dall’impresa di costruzioni di Renato Freda, la Ni.Re, finita sotto inchiesta nel processo per il Nuovo Clan Partenio e in questa indagine e’ accusato di riciclaggio aggravato dal metodo mafioso (visto che le rate per circa ventiduemila euro corrisposte a Galdieri sarebbero passate secondo le indagini attraverso la sua impresa di costruzioni). Due fatture. Una da duemila euro e una da quindicimila euro. Riscontri a cui si sarebbero aggiunti anche contatti tra lo stesso Giordano e elementi di primo piano del Nuovo Clan Partenio, a partire da Carlo Dello Russo e lo stesso Nicola Galdieri. Contatti che anche nella sua lunga deposizione in aula lo stesso Giordano non ha smentito, come è noto, riferendo però che non aveva mai chiamato in causa Galdieri per la vicenda dell’asta per il locale di Monteforte Irpino e che era stato lo stesso Pascale a prendere contatti con la Forte per evitare il suo interessamento all’asta. Una versione che evidentemente non ha convinto la Procura Antimafia e i Carabinieri. Come da procedura, nei prossimi venti giorni i quattro indagati potranno chiedere di essere ascoltati dal pm che conduce le indagini e successivamente si decidera’ sulla eventuale richiesta di rinvio a giudizio.