“Assessò scinn abbasc”… e l’Fma bussa a Palazzo Caracciolo

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Avellino – “Assessò scinn abbasc”… un centinaio di lavoratori e sindacalisti ‘incazzati neri’, armati di megafono, striscioni e bandiere questa mattina hanno atteso a lungo Giuseppe Solimine, assessore provinciale al Lavoro, davanti Palazzo Caracciolo. La rimostranza è sempre quella: il destino dell’Fma che neanche l’oracolo più asceta e perspicace può mostrare.

“Buttate le schede elettorali!” – La paura è di finire come Termini Imerese, la rabbia quella di sentirsi abbandonati e in balia del poi vedremo, poi faremo ma intanto votate Tizio, votate Caio. I manifestanti di questa mattina – “senza interlocutore, senza un rappresentante politico della maggioranza disposto a riceverci” – si sono detti già in attesa dei volantini elettorali per le imminenti elezioni. “Aspettiamo davanti ai cancelli della fabbrica che arrivino a fare propaganda elettorale ma le schede elettorali noi le buttiamo tanto non servono”.

Amarezza e delusione sono divenuti biglietti da visita per i lavoratori. Non bastano i 700mila euro stanziati a favore dei cassintegrati, “i criteri per accedervi sono troppo restrittivi e nessun operaio Fma vi ha fatto accesso – ha spiegato Franco Mosca della Rsu Fim Cisl. Né tanto meno il tavolo anticrisi ha risolto più di tanto, sostengono: “Abbiamo creduto in questa soluzione all’inizio, ma sono passati ormai 8 mesi e da allora non ha generato nessun risultato, inteso come contributo ai cassintegrati, come soluzioni di prospettive per lo stabilimento, tanto meno ha creato strumenti che consentissero di mantenere i livelli occupazionali”, ha spiegato Mosca. “Una farsa quella del tavolo anticrisi – ha invece sentenziato Antonio Longobardi, della Fismic – perché si è tenuto senza convocare i segretari del settore metalmeccanico”.

La ricetta per l’Fma di Antonio Volpe, consigliere provinciale dell’Idv, anche lui questa mattina sotto Palazzo Caracciolo, è diversa rispetto a quella messa in campo dalla squadra di Sibilia: “Noi dell’Idv non abbiamo mai creduto a questo tavolo anticrisi, oggi a maggior ragione sindacati e lavoratori danno ragione alla posizione che abbiamo assunto già 8 mesi fa. La nostra ricetta: bisogna fare tavoli per creare un piano industriale vero dove si parla di formazione degli operai, di innovazione tecnologica. Come Idv abbiamo chiesto la convocazione di un consiglio straordinario urgente e monotematico per parlare esclusivamente della crisi del lavoro in Irpinia”

Si parla di trasferire la produzione della Panda dalla Polonia all’Italia. “L’idea è buona – ha continuato Longobardi – il problema però è che, come hanno dichiarato più volte dal Ministero, si dovrebbe fare a Pomigliano. Siccome che l’Fma forniva e fornisce ancora il 70% dei motori di Pomigliano, a questo punto il motore della Panda bisogna produrlo in Fma e non in Polonia. Se ci tolgono anche Pomigliano come produzione, l’Fma a chiuderà”.

Poliziotti a presidiare gli ingressi, la piazza simbolo della città, trasformata nuovamente nel simbolo dell’ esasperazione di chi, da più di un anno vive sulla lama del rasoio della Cassa Integrazione, ordinaria prima, straordinaria adesso.

C’erano tutti i sindacati, tranne l’Ugl (notoriamente spostato più verso destre direzioni rispetto al resto delle sigle presenti oggi e che ieri ha tenuto per conto proprio 8 ore di sciopero).
E c’erano volti noti del Partito Democratico, Franco Vittoria, Wanda Grassi, Alberta De Simone, Lello De Stefano, Salvatore Biazzo, il sindaco di Avellino Pino Galasso
… e c’erano anche sufficienti elementi per riflettere sul rischio di vedere strumentalizzata una simile emergenza – ma confidiamo non vada così – di assistere ad un indebito trasferimento della vertenza da un piano sociale ad uno più propriamente politico, dove la questione potrebbe perdere la propria primaria ragion d’essere finendo per essere mistificata ad uso e consumo di potenziali interessi.

Il problema è che il nodo Fma non si risolve certo dai marciapiedi di piazza Libertà né tanto meno sembra si possa sciogliere dalle poltrone e dalle scrivanie di Palazzo Caracciolo. Tuttavia un appello al confronto e all’ascolto, tra un tentativo di occupazione e un presidio nel bel mezzo della strada, quelli dell’Fma l’hanno voluto ri-lanciare… e quel “Assessò scinn abbasc” è sicuramente tra i più eloquenti ‘inviti’ che si potessero fare. L’Assessore non è sceso ma riceverà la stampa a margine del tavolo anticrisi di oggi pomeriggio. La formula del “si può fare di più” conoscerà prima o poi dei limiti invalicabili sia dall’una che dall’altra parte.

Forse si potrebbe provare a trasferire striscioni e bandiere a via Palatucci. Forse la stanza dei bottoni non è quella di Palazzo Caracciolo… o forse non è l’unica o la principale.(di Oderica Lusi)

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