Antonio Gengaro: “Avellino deturpata da un’amministrazione di costruttori”

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Antonio Gengaro
Antonio Gengaro

L’ex vicesindaco dell’amministrazione di Antonio Di Nunno a tutto campo in una lunga intervista concessa al Magazine di Irpinianews: non risparmia nessuno.

Uno scempio. La prima grande responsabilità del sindaco Foti”. Un’accusa senza mezzi termini, con lo sguardo rivolto al cantiere di Piazza Libertà da una delle finestre dello show room “Giorgetti Studio” di Avellino dove si è svolta l’intervista.

E’ più affidabile Dracula come guardiano della banca del sangue che questa amministrazione nella gestione urbanistica

Antonio Gengaro parla con rabbia e tristezza “dell’occasione perduta”, l’ennesima, per la riqualificazione del cuore di Avellino.

Defilatosi negli ultimi anni dall’impegno politico, sebbene iscritto al Pd, dopo la mirabile stagione del doppio mandato con l’ex sindaco, Antonio Di Nunno e l’esperienza con il Centrosinistra Alternativo, Antonio Gengaro ricorda passo dopo passo la genesi del Puc targato Cagnardi, le prospettive di crescita che si “volevano indicare per la città capoluogo”, e non si sottrae alla responsabilità di indicare alcune proposte per far si che “non tutto lo sforzo profuso negli anni di governo della città di Di Nunno vada perso”, lasciando all’attuale neo assessore all’urbanistica, due quesiti che non hanno solo il sapore della provocazione, ma anche il senso di una preoccupazione per i destini della città.

Antonio Gengaro
“E’ più affidabile Dracula come guardiano della banca del sangue che questa amministrazione nella gestione urbanistica”

Gengaro, la piazza non è ancora terminata, perché è uno scempio, del resto l’ipotesi di riqualificazione nacque sotto l’amministrazione Di Nunno, di cui lei era autorevole esponente e di cui forse ne preserva oggi l’eredità politica e di indirizzo?

“Foti ha gettato via i risultati di un concorso nazionale di architettura che fu organizzato per la realizzazione della piazza. Oggi non si conosce nemmeno il progettista della piazza diventata tutta tombini e cemento che finirà per conservare solo le fontane che di fatto impediscono di unire idealmente il rapporto ottocentesco tra il corso e il centro storico. Il progetto originario voleva fare di Piazza Libertà uno spazio dove poter ospitare grandi eventi, e dove la regolazione del transito doveva avvenire per mezzo di dissuasori”.

Per restare in piazza, anche il taglio del cedro è stato frutto di polemiche, cosa ne pensa?

“Un errore anche quello se poi quell’albero sarà sostituito da altri sempre di alto fusto. Non si comprende a questo punto il motivo del taglio”.

Rimaniamo in zona, anche il tunnel fu una vostra idea unitamente al parcheggio. Non si sente in parte responsabile delle polemiche di questi giorni?

“Prima di tutto va precisato che il tunnel era una previsione non l’aveva ordinato il medico. Il nostro progetto prevedeva che il tunnel partisse dall’allora Jolly Hotel, quindi da via Circumvallazione, che raggiungesse il Ponte della Ferriera e costituisse un asse viario interrato per dare ampia pedonalizzazione a tutta l’area. Inoltre era l’accesso al parcheggio di piazza Libertà che assolveva ad una duplice funzione, a servizio dei palazzi che non hanno posti auto, e per gli utenti, quindi in una funzione collaterale allo shopping, al commercio”

Antonio Gengaro
Foti ha gettato via i risultati di un concorso nazionale di architettura che fu organizzato per la realizzazione di piazza Libertà

Oggi si torna a discutere di adeguamenti al Puc, il Piano di Cagnardi, ma non ritiene che si stia parlando di adeguamenti senza che il Puc abbia mai prodotto effetti?

“In realtà li ha prodotti. L’attuazione del Puc ha dato spazio solo alla parte speculativa del principio della perequazione, attuando appunto solo la parte che ha consentito di far spuntare case come funghi nei giardini. Solo dopo tre anni di inchieste, avvisi di garanzia, e indagini, grazie all’impegno del compianto architetto D’Onofrio, il consiglio comunale ha deciso di adottare una interpretazione autentica della norma per porre un freno a questa spirale. Noi tentammo di intraprendere una strada nuova nella discussione sul Piano Regolatore poi divenuto Puc. Indicemmo una conferenza urbanistica, allestimmo un ufficio di comunicazione del piano, ci fu un serrato confronto, e tra l’altro, aspetto non marginale, recepimmo solo il 30% delle osservazioni al Piano e non come in precedenza, confezionando il prodotto sulle istanze, tutte le istanze, presentate da ogni privato in studi privati di esponenti politici. Le linee guida del nostro Puc vennero fuori da una conferenza urbanistica e dalle attività di laboratorio. Scegliemmo tra i migliori affidandoci allo Studio Gregotti. Oggi, invece, si è deciso di mettere alla guida della città il direttore dell’associazione dei costruttori, mi sembra un’azione di segno inverso allo spirito che animava il nostro impegno urbanistico. Ma Avellino non è purtroppo nuova ad una gestione dell’urbanistica fatta dai costruttori”.

Il neo assessore all’urbanistica ha immaginato la realizzazione di piccoli comparti dove costruire preservando l’utilità pubblica delle aree, bilanciando edilizia privata e pubblica con funzioni di servizio. Cosa ne pensa?

“Era il senso del nostro piano, ma il neo assessore deve spiegare, visto che ha anche immaginato interventi di ristrutturazione del patrimonio edilizio, con indici di premialità, per chi ristruttura, a quanto ammonterà la nuova cubatura. Il nostro Puc prevedeva comparti misti, ma le abitazioni erano a contorno di un’area pubblica, magari a verde attrezzato. Lo spazio pubblico, il verde, era la salvaguardia di base del progetto. Ora mi sembra che si voglia costruire lasciando di tanto in tanto qualche area verde o di fruizione pubblica. E’ il senso opposto al principio ispiratore del Cagnardi bis”.

Le linee guida del nostro Puc vennero fuori da una conferenza urbanistica e dalle attività di laboratorio
Le linee guida del nostro Puc vennero fuori da una conferenza urbanistica e dalle attività di laboratorio

Ecco, Cagnardi appunto, sembra che non voglia sapere più nulla del suo piano e di Avellino, come mai?

“Dopo il confronto con la nostra amministrazione credo si siano interrotti bruscamente i rapporti. Credo non sia mai stato invitato ad Avellino per fare il punto della situazione, anche perché, con chi avrebbe dovuto discutere ? Con i costruttori, con gli imprenditori edili, con quale interlocutore politico e quale amministrazione ? Davvero mi risulta difficile individuare nelle amministrazioni Galasso ed in quella attuale un interlocutore all’altezza di quel progetto, anche perché questa amministrazione è infarcita di costruttori e loro riferimenti, a partire dal sindaco. Mi risulta più credibile ed affidabile Dracula quale custode della Banca del sangue che loro nella gestione urbanistica della città”.

L’assessore all’urbanistica, Ugo Tomasone, sarà “ospite” del nostro magazine a breve, vuole lasciare qualche quesito da trasferire a lui?

“Volentieri. Chiedo perché non si riparte da un confronto con Cagnardi, a partire da una conferenza urbanistica che coinvolga il progettista? E inoltre, alla luce delle inchieste, delle indagini, degli avvisi di garanzia, non sarebbe opportuno fermare un attimo le bocce, vederci chiaro, anche adottando la rotazione dei dirigenti del settore? “

(Intervista di Boris Ambrosone e Lino Sorrentini realizzata presso Giorgetti Studio in piazza Libertà ad Avellino – Foto di Alessandra Valentino – Si ringrazia per la collaborazione Sertura Vini d’Irpinia )

(Continua – nei prossimi giorni la seconda parte dell’intervista ad Antonio Gengaro dedicata  alla politica cittadina e provinciale)

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