Anche il nuovo esecutivo avrà la sua “la questione territoriale”, vera spina fianco

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Tenuto conto che il Governo uscente, dopo due anni di tavoli e trattative con le Regioni e gli Enti Locali per arrivare ad una intesa sul riordino del mondo del gioco d’azzardo pubblico, ha “miseramente” fallito nel suo intento posto che non è neppure riuscito ad emettere il decreto attuativo del documento concordato e sottoscritto in Conferenza Unificata, bisognerà forzatamente che il nuovo Esecutivo si “rimbocchi” le maniche, faccia se crede esperienza di quanto è stato fatto e trovi “la genialità” (magari facendosi aiutare dal genio della Lampada di Aladino) per risolvere la stranota “questione territoriale”.

Questione che diventerà la spina nel fianco anche dell’Esecutivo nascente dopo esserlo stata per il Governo Gentiloni e, sopratutto, per il sottosegretario Pier Paolo Baretta, ancora “detentore” della delega ai giochi. Forse per risolvere una parte dei problemi del settore dei giochi, compresi tutti i giochi del casino che puoi trovare recensiti su Casinoguru.it, si dovrebbe pensare ad introdurre una tassazione a margine anche sugli apparecchi da intrattenimento: strada che si voleva già percorrere con il Governo uscente, ma solo abbozzata e mai approfondita in modo consono e realistico!

Questa tassazione consentirebbe altri potenziali aumenti del prelievo sugli apparecchi di gioco senza “strozzare definitivamente” gli operatori già schiacciati dall’attuale regime ed in parte impossibilitati a portare avanti le proprie attività. Lo evidenziano i dati riferiti al boom di cessioni, trasferimenti ed interruzioni di attività ludiche che stanno caratterizzando ultimamente il segmento degli apparecchi da intrattenimento.

Il nuovo Esecutivo, quindi, per non trovarsi “impantanato” nella stessa situazione del vecchio Governo, avrà questa tassazione come unica possibilità di intervento fiscale realmente realizzabile ad oggi: ma ciò non lo esimerà dal ritrovarsi con la “questione territoriale” ancora in vita dopo così tanto tempo e così tante trattative che non sono riuscite a “sbrogliare la matassa sempre più ingarbugliata” dei distanziometri, degli orari, dei centri delle varie città, delle periferie.

Dopo questa tornata elettorale ci ritroveremo, “sino a nuovo ordine” a preoccuparci non solo dell’industria del gioco e delle sue risorse, “saltate” in virtù delle varie Leggi sul Gioco, ma anche dei mancati introiti che il nostro Erario subirà vista la chiusura delle tante aziende, che di gioco volevano vivere, e che ne sono state “impossibilitate”. Non vi è alcun dubbio che la “questione territoriale” sia da risolvere come priorità se non si vuole affrontare un altro periodo caldo per il gioco pubblico, o con quello che, ad oggi, ne rimane. L’Esecutivo nuovo eletto avrà una grossa responsabilità, quindi, sia nei confronti di un settore che racchiude tantissime imprese, tantissime risorse e tantissimo fatturato: dovrà decidere una volta per tutte se il gioco pubblico dovrà continuare ad esistere, se e come esisterà e se lo Stato centrale, finalmente, si esporrà in modo chiaro e  trasparente nei confronti di questa sua “riserva”, cercando di rispettare tutti.

Le imprese che hanno investito, gli operatori che vi hanno creduto, i giocatori che vogliono divertirsi tranquillamente ed in modo sano, i territori che non devono essere “terreno di guerra”, ma ospitare aziende composte da professionisti seri (e non certo criminali) che credono in questo settore e vogliono proporlo ai consumatori come fosse un qualsiasi altro comparto commerciale. Equilibrio, responsabilità, cultura fanno indubbiamente parte del percorso che si dovrà tracciare, ma questa volta senza se e senza ma e, sopratutto, senza voler fare gli interessi di qualcuno, ma solo del Paese Italia.