Acqua bene comune, l’appello di Buscaino: “Vogliamo un’azienda speciale di diritto pubblico non privatizzabile”

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“Sembra che le cose per ACS si stiano mettendo bene grazie al lavoro di ristrutturazione dell’amministratore unico di ACS Michelangelo Ciarcia. Questo è quello che dice lui e noi speriamo che sia vero.
Ma non possiamo mai rilassarci davvero perchè una SpA in qualunque momento può fare entrare un socio privato e GESESA è sempre lì, in attesa”. Così Giuseppina Buscaino, referente provinciale del Comitato Acqua Bene Comune.

“A Benevento  – prosegue – ci sarà un referendum consultivo (ad Avellino si stanno raccogliendo le firme per promuoverlo) per chiedere ai cittadini se vogliono la gestione privata o quella pubblica. E se i cittadini di Benevento sceglieranno la gestione pubblica come è avvenuto nel 2011, che faranno? Continueranno a imporre in maniera non democratica la gestione privata? Speriamo che creino una azienda speciale di diritto pubblico come da referendum”.

“Qui in Irpinia – spiega Buscaino – vogliamo che non si privatizzi e per poter essere sicuri che questo non avvenga ACS SpA in conformità col referendum del 2011 deve trasformarsi in un’azienda speciale di diritto pubblico come ABC di Napoli rispettando la volontà dei cittadini. Questo è possibile. Prima era un consorzio di comuni di diritto pubblico e poi è stato trasformato in una SpA proprio per privatizzarlo per fare entrare nella società il privato e noi non vogliamo sempre essere preoccupati che a un certo punto quando meno ce l’aspettiamo come stava succedendo a dicembre 2018, in periodo natalizio, GESESA entri come socio di ACS. Chissà ci potrebbero riprovare a Ferragosto”.

“E’ possibile con una procedura in due fasi la costituzione ex novo dell’azienda speciale consortile previa estinzione/messa in liquidazione della società per azioni, alla luce della normativa vigente. A seguito dell’intervenuta abrogazione dell’art. 9, co. 6, d.l. n. 95/2012, è consentita la liquidazione di una società di capitali e la costituzione ex novo di un’azienda speciale consortile. È, inoltre, venuto meno ogni divieto assoluto alla gestione diretta, o mediante azienda speciale, dei servizi pubblici locali, a seguito dell’abrogazione, per iniziativa referendaria, dell’art. 23-bis, d.l. n. 112/2008”.

“Per quanto riguarda i debiti si può risanare con una ristrutturazione e con l’aiuto della Cassa Depositi e Prestiti. Ferma la necessità di verificare quali siano i reali conti dell’Alto Calore Servizi S.p.A.
Sul bilancio dell’Alto Calore Servizi S.p.A. va fatta una urgente operazione di verità, sfoltendolo e ripulendolo da tutte le incrostazioni che presenta per portare i dati alla realtà. Una cosa, infatti, sono i dati formali, altra cosa è la realtà basti considerare, ad esempio, che molti Comuni sono creditori e al contempo debitori; che la prescrizione interessa sia i debiti che i crediti. Il Commissario Ricciardi vuole subito la restituzione dei crediti che il comune di Avellino vanta con ACS, ma questo potrebbe far fallire l’azienda e dopo verrebbe privatizzata. Per fortuna altri sindaci non sono d’accordo con questa impellenza. Speriamo che il Commissario ci rifletta e trovi un’aggiustamento”.

“Non si vede il motivo per il quale non si debba perseguire la strada della trasformazione e della ristrutturazione per salvare l’ACS e, maggiormente, per fare in modo che l’acqua pubblica per sua natura resti gestita dal pubblico e sottratta al profitto del privato. Con la privatizzazione cosa avverrebbe? Una volta realizzata l’aggregazione (fusione) tra ACS e GESESA, si procederà a transazioni con i creditori che prevede un piano decennale. Ciò significa che non si procederà al pagamento dei debiti, se non attraverso la loro ristrutturazione (transazioni con pagamenti a lungo termine).
In sostanza, il regalo all’ACEA è duplice: 1) le consegniamo l’acqua e le reti, con sfruttamento industriale delle stesse e con rilevante profitto; 2) ACEA va a saldare i debiti ristrutturati ACS (ovvero ridotti in una percentuale che verosimilmente non supererà il 20-25%) in un lungo arco temporale (sembra dieci anni), con quanto ricaverà dagli enormi crediti della stessa Alto Calore Servizi SpA. Speriamo che il Commissario Riccardi non si prenda questa enorme responsabilità, umiliando la volontà della maggioranza dei cittadini”.

“Chiediamo pertanto ai comuni soci di ACS di fare delle delibere con modifica dello Statuto Comunale per il riconoscimento dello status dell’acqua come bene comune pubblico. E’ importante altresì precisare nella delibera che non si condivide l’impostazione antidemocratica della Legge Regionale 15 del 2015 per il riordino degli ATO e che si vuole la trasformazione dell’azienda SpA di diritto privato in un’azienda speciale di diritto pubblico come ABC di Napoli. Questo per scongiurare la privatizzazione col pensiero rivolto al futuro, per le generazioni che verranno perché vivano in una terra in cui non tutto è profitto in cui si proteggano i beni comuni come patrimonio inviolabile di tutti noi” conclude Buscaino.