Accusato di maltrattamenti e violenza sessuale alla moglie: condannato a cinque anni

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STURNO – Cinque anni di reclusione per maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti della ex moglie e dei figli, andatu avanti secondo le accuse per almeno venti anni, a partire dal 2002 e fino al 2022, quando erano stati interrotti dalla misura cautelare applicata nei suoi confronti. Questa la condanna emessa dal Tribunale Collegiale di Avellino (presidente Scarlato) nei confronti di un quarantacinquenne, difeso dal penalista Enrico Matarazzo. La vicenda era già balzata nel 2022 agli onori della cronaca. La Procura, in aula ha discusso il pm Cecilia Annecchini, aveva invocato una condanna ad otto anni di reclusione. Richiesta a cui si era associata la parte civile.

LA REQUISITORIA DEL PM ANNECCHINI: VIOLENZA PSICOLOGICA PER 2O ANNI

Il pm Cecilia Annecchini aveva invocato una condanna ad otto anni di reclusione, ripercorrendo quella che e’ stata una vicenda di maltrattamenti scandita da una “violenza psicologica più che fisica. La condotta è tale che deve provocare una sofferenza che non passa dopo un giorno o un periodo. Quella psicologica provoca un trauma profondo”. Una violenza ancora più grave di uno schiaffo o di qualcosa che può avere un effetto breve, ha sottolineato il magistrato. “La vittima e’ una donna, una moglie e una madre traumatizzata e distrutta dai continui episodi di angherie che ha dovuto subire ininterrottamente per venti anni, non uno stato di soggezione ma di schiavitu'”. Il pm Annecchini ha ricordato anche che proprio questa condizione aveva determinato una scelta anche nella contestazione da parte della Procura di Avellino: “Ha reso la sua famiglia schiava del suo potere, della sua arroganza oltre che alla sua violenza fisica. La donna era privata anche del suo telefonino, grazie all’ aiuto del maresciallo dei Carabinieri Cardinale Maria Giovanna, aveva deciso di denunciare tutto. E aveva raccontato che : siamo stati picchiati e maltrattati sia fisicamente che psicologicamente” E che quando l’uomo aveva intenzione di colpire la donna e i figli “alzava il volume della TV e abbassave le tapparelle. Iniziava a picchiare lei e a volte anche ai figli. Tutto quello che ci viene detto dalla donna e’ stato confermato anche nell’ istruttoria dibattimentale da una serie di testimoni e i figli vengono maltrattari come la madre”. Il magistrato ha anche chiesto la condanna per la violenza sensuale, perché non era compiuta solo per soddisfare bisogni fisici. Sarebbero stati usati anche corpi estranei, per il pm Annecchini: “altro non erano che oggetti che lui poteva spostare a suo piacimento”. Il magistrato l’ha definita una “vicenda familiare odiosa”. E il pm ha concluso chiedendo che “Alla luce di tutte le risultanze istruttorie debba condannare l ompotato che deve pagare il suo debito con la giustizia, deve scontare la sua colpa ed una pena esemplare che questo pm chiede nella misura degli otto anni di reclusione”. Una ricostruzione ampia delle presunte condotte di maltrattamento anche da parte del legale di parte civile, l’avvocato Antonietta De Angelis, che ha messo in evidenza come la donna fosse “trattata come un oggetto”. Il legale di parte civile ha anche voluto rappresentare come ci sia un motivo “Perché dopo venti anni ha deciso di denunciare. La donna era priva di ogni tipo di sostegno. Nessuna rete di supporto intorno a questa donna. Quando la signora e’ stato messa sotto protezione tremava di paura. Perche temeva che il marito la uccidesse, glielo aveva promesso”.

LA DIFESA: NESSUNA TRACCIA DELLE VICENDE DENUNCIATE

“Una pena rieducativa più che esemplare, questo ci hanno insegnato. Il processo prima di farlo qua lo abbiamo fatto in trasmissione”. Ha esordito cosi’ nella sua arringa il penalista Enrico Matarazzo, difensore del quarantacinquenne: “Avrei voluto avere il contatto con le prove emerse in dibattimento- ha spiegato Matarazzo- Avevo insistito tanto sulla deposizione del teste di oggi, che era un teste della parte civile, che stranamente poi ci aveva rinunciato, viveva all estero. L’ unica cosa che rilevo è la richiesta di condanna ad otto anni per un soggetto incensurato. Vi chiedo di fare un piccolo viaggio nell istruttoria dibattimentale il cuore pulsante del processo”. Per la difesa anche documentalmente non ci sono riscontri alle accuse che sono state riferite rispetto all’arco di venti anni dalla vittima. ” La vittima ha riferito mi costringeva a lavorare in nero. Ora l’uomo orco, così è stato descritto, consentiva alla moglie di lavorare fino a mezzanotte?”. Rispetto alle vicende denunciate, anche di una presunta giornata di violenza subita dalla donna nell’ agosto 2007 non ci sono prove, ne’ referti ne’ riferimenti nella relazione di servizio che era stata redatta dai Carabinieri. “Non c’e’ una prova della vicenda dell’ agosto 2007” ha spiegato l’avvocato Matarazzo. E ha continuato: “I Carabinieri non sono mai andati a casa. Non esiste un referto che attesti una violenza, ne’ un ricovero in cui riferisse per paura : sono caduta”. La contraddizione messa in evidenza legata al fatto che nelle uniche due volte che era andata in ospedale “perché presa da uno stato di ansia accompagnata dal marito presunto maltrattatore”. Si dovranno attendere le motivazioni della sentenza per le impugnazioni, allo stato scontate, da parte della difesa.