Aste Ok, la Cassazione annulla il no del Riesame alla scarcerazione di Livia Forte

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Annullamento bis in Cassazione per il no a misure attenuate da parte del Riesame di Napoli nei confronti di Livia Forte. I giudici della V Sezione Penale, come avevano già fatto a qualche mese prima quelli della I Sezione Penale, hanno infatti accolto la richiesta di annullamento dell’ordinanza del Tribunale del Riesame (che veniva proprio dalla precedente decisione della Suprema Corte) presentata dai difensori Roberto Saccomanno e Alfonso Furgiuele e disposto che il caso torni al Tribunale della Libertà. Un braccio di ferro che va avanti da mesi, quello per stabilire in buona sostanza se il comportamento processuale della Forte, che ha reso significative dichiarazioni anche nel parallelo processo al Nuovo Clan Partenio possa aver rappresentato o meno una elisione dei rapporti con il clan. Per il Riesame due volte no. Per la Cassazione invece la questione non è così definita come argomentata e soprattutto motivata dai giudici napoletani. La vicenda parte dall’ottobre del 2022, quando i difensori di Livia Forte avevano impugnato davanti al Tribunale della Libertà di Napoli il no all’istanza di attenuazione della misura cautelare in carcere del Tribunale di Avellino datato 26 ottobre 2022. Per il collegio presieduto dal giudice Roberto Melone, infatti, non solo non si sarebbero verificati elementi di novità rispetto ad un altro rigetto datato ottobre 2021, ma non si sarebbe sedimentata neanche una volontà collaborativa da parte della Forte, che non essendo state escusse le “vittime” avrebbe potuto inquinare le prove. Infine la volontà collaborativa della Forte non sarebbe emersa ancora in fase dibattimentale.

Al no del Tribunale si era giunti anche con il parere contrario della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli. Perché pure riconoscendo l’atteggiamento indirizzato in senso collaborativo dalla Forte, non era dimostrato che ci fosse l’elisione di ogni legame con il clan. Il 14 dicembre 2022 anche il Tribunale del Riesame di Napoli aveva respinto l’appello proposto dalla difesa di Forte, riconoscendo che aveva reso dichiarazioni in sede dibattimentale nel parallelo processo al clan Partenio, ma aveva negato la sua partecipazione all’organizzazione, riconoscendo solo reati minori. Per i giudici napoletani: “una scelta palesemente dettata dalla mera convenienza, originata dalla sussistenza di un granitico compendio militante a suo carico, nel contempo insistendo in una ostinata e inverosimile negazione, circa la propria appartenenza alla compagine mafiosa indicata in contestazione”. In sostanza, la Forte, ritenendosi vittima stessa del clan, avrebbe di fatto non rescisso i legami con lo stesso. Inoltre, per i giudici del Tribunale della Libertà, una misura attenuata gli avrebbe consentito di “riannodare i legami precedentemente intessuti con pericolosi ambienti malavitosi”.

La difesa della Forte ha però contestato questa visione del Riesame, trovando riscontro proprio nella decisione della Cassazione. Per i giudici infatti: ” sostiene sul punto la difesa, con corretto argomentare, con il quale il Tribunale non si è confrontato in maniera dialogica e sostanziale, che una eventuale confessione(circa i fatti specifici contestati) potrebbe rappresentare una cesura insanabile , una interruzione irreversibile, del rapporto pregresso esistente tra l’associazione e la Forte; viceversa, rendere in pubblico processo dichiarazioni accusatorie , a carico di sodali ben individuati, non può non assumere una univoca significazione, nel senso delle completa e definitiva interruzione del rapporto di organicità con l’associazione”. Per questo motivo a luglio si era tornati al Riesame. I giudici dell’Ottava Sezione del Tribunale della Libertà di Napoli avevano confermato invece il rigetto della eventuale attenuazione della misura cautelare per la Forte. E ieri la questione è tornata davanti ai giudici della Suprema Corte, che hanno invece condiviso le valutazioni della difesa e annullato nuovamente con rinvio a nuova sezione del Riesame la decisione sulla possibilità di attenuazione della misura, con i paletti che fisserà la Cassazione.