AVELLINO- “Qualcuno dal 41 bis l’ altro giorno ha detto che è incazzato perché si dicono un sacco di bugie. Siamo incazzati noi invece, che aspettiamo verità e giustizia da 30 anni”.
Con voce ferma e senza gridare e’ così che Antonietta Oliva, la vedova di Pasquale Campanello, ha fatto evidentemente riferimento a quanto nelle ultime ore trapela dalla cella dove il boss Matteo Messina Denaro si trova recluso nel supercarcere de L’ Aquila. Il dolore dei familiari delle vittime contro le parole dell’ ormai ex superlatitante. Anche perche’ la quinta edizione del premio Campanello cade, così come il trentesimo anniversario del delitto del poliziotto penitenziario che fu ucciso l’8 febbraio del 1993, in un momento storico particolare. Trenta anni fa il delitto di Pasquale Campanello, operativo nella sezione del carcere di Poggioreale dove erano stati applicati i primi decreti del 41 bis quel delitto, fu subito inquadrato nella strategia della tensione che le mafie avevano fatto scattare contro quel regime carcerario applicato per dare un segnale contro i boss dopo le stragi. Oggi proprio il 41 bis è al centro della tensione. Si continua a lottare per delegittimarlo.
Pasquale Campanello e’ stato una delle prime vittime di mafia e camorra contro il regime detentivo. A Villa Amendola, dove Libera e Arci Avellino hanno organizzato la due giorni per ricordare quel sacrificio, la parola che riecheggia nella sala più volte e’ “verità”. Quella che manca da troppi anni sul delitto. “Lo Stato con Pasquale non ha fatto lo Stato” ha ricordato Antonietta. Ringraziando anche i giovani di Libera che da anni sono stati parte di un impegno per fare memoria ma non solo. “Se un solo studente delle scuole che abbiamo visitato ha deciso di stare dalla parte del bene dopo aver ascoltato la storia di Pasquale, vuol dire che abbiamo ottenuto due risultati positivi”. Memoria e impegno, come ha ricordato Mariano Di Palma di Libera. Fare giustizia per Pasquale per lui non è solo quella di ottenere un processo in Tribunale, ma condividere un pezzo di quel dolore che fa memoria. Paragonandola alla “salita di Montevergine”. La vera giustizia, quando l’impegno diventerà comune. Continuare a chiedere giustizia e’ anche quanto ha ribadito Antonio Di Gisi, a cui è toccato coordinare i lavori della serata. Il saluto delle istituzioni presenti in sala (il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Luigi Bramati e il vicequestore Vincenzo Sullo) e’ stato affidato al vicepresidente della Provincia Girolamo Giaquinto. Le premiazioni ad Anna Motta e Giuseppe Paciolla, genitori di Mario Paciolla, funzionario ONU morto in Colombia; Luciana Delle Donne (Made in Carcere); Michele Tartaglia, Coordinatore Emporio solidale ECORE Atripalda (Ass. Don Tonino Bello). Nei prossimi giorni sara’ consegnato quello al magistrato Rosa Volpe, Procuratore f.f della Repubblica di Napoli
La serata si e’ chiusa con la proiezione del docu-film “Un giorno come tanti” di Giovanni Centrella. Una due giorni , quella dedicata al sovrintendente ucciso dalla camorra che ha visto la collaborazione tra Libera Avellino, Associazione Avionica, Arci Avellino, Forum dei Giovani di Mercogliano e Pro Loco Mercogliano, sostenuti dai comuni di Avellino e Mercogliano.