Amato ed odiato, il Ferragosto è il crocevia degli stereotipi dell’avellinese tipo. Dal tradizionalista allo snob, quattro passi per il corso tra spighe cotte e tavolini all’aperto non se li nega nessuno.
La prima edizione è datata 1758. E fu una sorta di ex voto con il quale il principe Marino IV Caracciolo volle ringraziare la Madonna Assunta per lo “sconto” ottenuto da parte del Fisco sulle sanzioni minacciate a causa di tasse non pagate.
Stiamo parlando del Ferragosto Avellinese, l’evento clou nei mesi estivi in città.
Un momento di evasione che ha origine da…un’evasione!
Da allora quasi ogni anno, con qualche pausa, il Ferragosto Avellinese è la festa con cui la cittadinanza rende omaggio alla Madonna Assunta, con un programma di celebrazioni religiose e civili che prendono avvio il 26 luglio, nel giorno di Sant’Anna, con la tradizionale Alzata del Pannetto che dà ufficialmente il via ai festeggiamenti.
Nel tempo i contenuti del programma sono andati via via modificandosi mantenendo, però, alcuni capisaldi che ne connotano l’essenza: non c’è Ferragosto Avellinese senza la processione del 15 agosto e senza il concerto di piazza del giorno successivo.
Due momenti particolarmente coinvolgenti, che vedono il centro città preso letteralmente d’assalto da residenti, emigrati di ritorno e tanti curiosi provenienti dai centri limitrofi.
Perché partecipare agli eventi proposti durante il Ferragosto Avellinese?
Abbiamo provato a ricostruire i sette profili di persone-tipo che è probabile incrociare, nelle prossime serate, nelle strade e nelle piazze di Avellino in cui si svolgono gli eventi del Ferragosto Avellinese.
- Il tradizionalista. E’ colui che pensa che il Ferragosto Avellinese sia una tradizione e in quanto tale vada rispettata ed onorata. Fa parte della storia della città e, pertanto, partecipare dà la misura del senso di comunità che si tramanda. E pazienza che sia nato da un raggiro agli antenati di Equitalia…
- Il sentimentale. Pensa che sia un’occasione per rivedere vecchi amici, magari emigrati all’estero o al nord, che aveva completamente dimenticato. Se vuole avere la certezza di incontrare quella biondina compagna di banco, che non vede da più di trent’anni, non gli resta che attendere il 15 agosto e appostarsi all’incrocio del Corso con Via Dante: passerà certamente di lì!
- Il curioso. In fondo di ciò che accadrà non gliene può fregar di meno però è tra gli animatori, per almeno una settimana, delle discussioni sotto l’ombrellone… dei bar del centro. Quale cantante viene quest’anno? Ma gli “spari” ci stanno? E la gara ciclistica?
- Il politico. Lo riconosci da lontano. E, soprattutto, è lui a riconoscere te. E a non darti tregua. I giorni del Ferragosto sono per lui una sorta di richiamo fuori stagione della campagna elettorale, un’occasione per per un resoconto di metà mandato. Prende servizio con il matinée della banda musicale e va in silenzio elettorale solo prima che gli operatori di Irpiniambiente scendano in campo.
- Il latin-lover. Il Corso di Avellino nel mese di agosto è per lui pari al lungomare di Rimini. Dal look alle tecniche di abbordaggio nulla è lasciato al caso. Si muove tra la folla con naturale disinvoltura alla ricerca delle prede, di cui possiede una personale classificazione, su cui esercitare il suo fascino. I più abili raccontano di flirt con teutoniche di Montoro, svedesi di Paternopoli e arianesi a stelle e strisce.
- Il critico. E’ il professionista dei commenti del giorno dopo, figura particolarmente diffusa, che non conosce religione, sesso o età: alla processione mancava l’assessore Tizio, il consigliere Caio sta sempre in prima linea, la voce del cantante non arrivava nemmeno al Frap’s, il terzo fuochista ha fatto solo fumo, non ci sono più le luminarie di una volta, che vergogna i venditori di spighe cotte…
- Lo snob. E’ un’evoluzione della categoria precedente. E’ quello che negherà sempre di aver partecipato ad un evento del Ferragosto Avellinese. E’ quello che se lo incontri il 15 agosto per il Corso ti dirà che si trova lì per caso, che ti chiederà il come mai di tanta gente in giro, che prova fastidio per la confusione. E che ha, però, sul bavero della giacca i petali di rosa, la spilletta di Giusy Ferreri e due chicchi di pannocchia tra i denti…