FOTO / Maestro di vita e boxe: l’Irpinia piange Giovanni Santoro

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Un maestro di vita, non solo di pugilato. Un marito ed un padre esemplare, un uomo sempre educato, attento, elegante. Giovanni Santoro, morto nel tardo pomeriggio di ieri, lascia un grande vuoto non solo nel mondo dello sport irpino che, in queste ore, lo sta piangendo. Lascia un vuoto in chiunque abbia avuto il piacere di conoscerlo, anche per poco, incontrarlo, parlargli.

Avrebbe compiuto 81 anni la settimana prossima, è andato via per sempre per problemi di salute emersi negli ultimi tempi. Domani mattina, alle 10, i funerali nella chiesa di San Ciro, a due passi da casa sua.

Il “ragioniere” ha smesso molto presto i panni di brillante consulente del lavoro. Dai chiusi e polverosi uffici, immerso tra le carte, ha fatto presto ritorno alla sua passione giovanile ed ha indossato i guantoni per dedicare tutta la sua vita al pugilato. Famiglia, figli e boxe. E nipoti. Giovanni Santoro è stato questo. Marito esemplare, era sposato dal lontano 1963 con Antonietta Nardulli, stimatissima docente di italiano al Liceo.

I due hanno messo su una famiglia numerosa, con sette figli: Nanda, Antonio, Paola, Rossella, Marco, Francesca, Gennaro ed Alessandra. Tutti e sette stimati e conosciuti in città, voluti bene. Nel loro dna, tutta la serietà di papà Giovanni e mamma Antonietta. Una bella, bellissima famiglia, sempre unita, di altri tempi.

Giovanni Santoro si è dedicato a loro e al pugilato. E ha fatto bene entrambe le cose. Nelle sue diverse palestre, si sono allenate generazioni di pugili di Avellino e provincia. Con Santoro, è nato il “mito” di Agostino Cardamone (pubblichiamo un suo ricordo, insieme a quello del delegato del Coni provinciale, in un altro articolo). La sua prima “casa”-palestra a San Tommaso, negli anni ’70; poi via degli Imbimbo ed infine, l’icona per i boxer irpini, la palestra della scuola media “Dante Alighieri” di via Piave. Giovanni Santoro ha “sfornato” campioni, pugili ed uomini.

Nonostante l’età, non si è mai arreso. Ha continuato ad allenare e a fare pugilato fino a quando la salute gliel’ha consesso, quindi fino ad un mese fa. Con Santoro non se ne va soltanto un pezzo importante dello sport irpino. Se ne va una figura centrale, importante, spesso “paterna”, per tantissime generazioni di Avellino e provincia.