Quando la Chiesa non accoglie: migranti sfrattati dall’aula studio della parrocchia di Torelli

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Fabrizio Nigro – E’ un caso che lascia alquanto perplessi quello che vede protagonista la Chiesa San Nicola di Bari di Torelli di Mercogliano che, già da alcuni giorni, ha intimato ai migranti assistiti dall’associazione “Comunità accogliente” di abbandonare il locale della parrocchia adibito a sala studio.

In quel luogo, grazie all’attività di volontariato portata avanti dall’associazione, circa 60 richiedenti asilo sono tuttora impegnati nel seguire corsi di italiano gratuiti, al fine di maturare maggiori possibilità di integrazione sociale e lavorativa nel nostro Paese.

La discutibile decisione è stata presa dal Consiglio Affari Economici della parrocchia, presieduto da Don Modestino Limone che, attraverso una lettera, ha giustificato il provvedimento lamentando “un poco ordinato utilizzo del salone e la superficialità nelle pulizie dello stesso, assieme ad un atteggiamento poco corretto e dignitoso tenuto dagli ospiti stranieri, in un luogo degno di rispetto per la sua sacralità”.

Il locale, tuttavia, prima di essere convertito in aula per le attività didattiche, è stato sempre concesso ai parrocchiani anche per l’organizzazione di festicciole private.

Ma il Gruppo di “Comunità Accogliente”, presieduto dalla dottoressa Letizia Monaco, non accetta le accuse e lamenta la poca vicinanza dimostrata sul caso da parte dell’amministrazione comunale di Mercogliano, guidata dal sindaco Massimiliano Carullo.

Ieri sera, 27 luglio, si è tenuto l’incontro tra l’associazione ed i membri del Consiglio parrocchiale, nel corso del quale si è tentato di lanciare un s.o.s. al Comune ed a tutto il mondo istituzionale, al fine di addivenire ad una rapida risoluzione del problema.

“Siamo un’associazione che lavora gratuitamente, senza progetti finanziati – spiega la dottoressa Letizia Monaco – ed oltre ad insegnare l’italiano ai migranti forniamo loro anche un’informazione dal punto di vista legale, indirizzandoli anche agli usi ed ai costumi italiani, onde evitare che cadano in errore. I nostri corsi rappresentano un fondamentale luogo di incontro per questi ragazzi che, chiusi nei vari Centri di accoglienza in cui vengono ospitati, spesso non hanno la possibilità di entrare in contatto tra loro se non in strada. Negli anni – aggiunge Monaco – abbiamo formato centinaia di giovani che, successivamente, abbiamo seguito nell’iscrizione alla scuola pubblica aiutandoli a conseguire un titolo di studio riconosciuto sia in Italia che all’estero. Ricordiamo che tra questi giovani, alcuni hanno già ricevuto una solida istruzione nel loro Paese, anche di tipo universitario, mentre altri risultano purtroppo analfabeti. La nostra azione risulta dunque preziosa, basti pensare che alcuni di loro, al momento del loro arrivo nei centri, non sanno neppure dove sono collocati geograficamente. Inoltre, il nostro lavoro contribuisce a garantire l’ordine pubblico, evitando che queste persone trascorrano il loro tempo in strada”.

“Intanto, il prossimo 30 Luglio, dovremo lasciare i locali della Chiesa di San Nicola, che comunque ringraziamo, anche se ci sentiamo piuttosto trascurati dalle istituzioni che, ancora una volta, chiudono gli occhi sulle responsabilità che dovrebbero sentire, rispetto ai circa 300 migranti ospitati nel nostro territorio. Abbiamo più volte chiesto aiuto al sindaco Carullo che, tuttavia, non ha potuto offrirci una soluzione adeguata. Quando fu inaugurato il Centro Servizi di Torelli, avevamo sperato che qualcuno si ricordasse di noi, ma così non è stato. Tuttavia, l’Abate di Montevergine si era detto disponibile ad offrirci un locale dell’Abbazia del Loreto, che però necessiterà di molto tempo per la ristrutturazione”.

Ma quella dell’ospitalità ai migranti resta una questione controversa nel Comune di Mercogliano, e di fatto nell’intera Irpinia. Non tutta la popolazione, infatti, si è dimostrata favorevole all’arrivo dei richiedenti asilo, come spesso manifestato attraverso gesti più o meno eloquenti. Anche presso il Centro Caritas, che precedentemente aveva ospitato l’Associazione, si sarebbero infatti verificati alcuni spiacevoli episodi di intolleranza, in cui alcuni genitori di bambini che frequentano i corsi di catechismo avrebbero lamentato la presenza dei “ragazzi di colore”, intimando persino i responsabili del Centro ad effettuare una disinfestazione.

Sul punto, però, Letizia Monaco precisa: “Non condanniamo coloro che si schierano contro l’arrivo dei migranti, perché riteniamo che la responsabilità sulla sensibilizzazione in merito a temi così delicati ricada innanzitutto sulle istituzioni, che spesso non si impegnano in maniera sufficiente in tal senso. I cittadini sono purtroppo abituati a recepire quasi esclusivamente notizie negative sugli ospiti dei centri di accoglienza, ed è fisiologico che si creino alcune sacche di malcontento. Invitiamo pertanto le istituzioni a farsi più presenti, perché al momento sia noi che i nostri ragazzi ci sentiamo completamente invisibili”.

La speranza, adesso, resta quella di un confronto tra i responsabili di “Comunità Accogliente” ed il neo Vescovo di Avellino Arturo Aiello, che nella sua recente cerimonia di insediamento ha infatti manifestato particolare sensibilità sul tema dell’accoglienza. L’associazione ha infatti già ricevuto un segnale positivo da Monsignor Aiello, e si spera che nei prossimi giorni la guida pastorale del capoluogo irpino contribuisca a trovare una congrua soluzione, per continuare a garantire un servizio di volontariato che, nonostante le difficoltà, sopperisce in maniera encomiabile alle sempre più gravi carenze istituzionali.

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