“L’usura è molto forte in Irpinia. Spesso gli strozzini sono degli insospettabili: gli imprenditori ad esempio…”

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L’usura, in Irpinia, non è come il racket. Le estorsioni, ovviamente, sono più eclatanti. “L’usura viaggia molto sotto traccia”, afferma il responsabile irpino di “Sos Impresa”, Domenico Capossela. Associazione che ha seguito, e segue, da vicino tanti imprenditori che sono finiti nelle mani dei “cravattari”. Molti di questi imprenditori, grazie anche a “Sos Impresa”, hanno avuto il coraggio di denunciare. E grazie allo Stato, di ricominciare.

Capossela ripete il concetto: “E’ un fenomeno abbastanza occultato ma purtroppo c’è ed è anche molto forte”. Fenomeno accentuato dal covid. “Tante famiglie e tanti piccoli imprenditori, a causa della pandemia, sono rimasti senza liquidità. Quindi, hanno dovuto ricorrere a chi di soldi ne ha tanti, se li sono dovuti far prestare. L’usura è più difficile di denunciare rispetto al racket. Spesso chi usufruisce dei soldi, crede che l’usuraio sia una sorta di benefattore. Invece occorre ribadirlo a chiare lettere: l’usuraio è un delinquente”.

L’usura è un fenomeno dalle mille sfaccettature. “Spesso qualcuno si trova avvolto dal problema senza nemmeno rendersene conto. A volte, ci sono prestiti anche a tasso zero, ma in cambio vengono chiesti dei favori, come ad esempio il trasporto di stupefacenti da un posto all’altro. Insomma, cose molte pericolose. Sappiamo di famiglie che sono andate in crisi anche per soli 50 euro”.

Usura dalle mille sfaccettature e dai mille volti. Anche di insospettabili. “Spesso a prestare soldi sono anche imprenditori che stanno bene economicamente, ai danni di piccoli imprenditori. Insomma, parliamo di persone che nessuno potrebbe mai dire che fanno questo. C’è anche chi approfitta di situazioni particolari. Durante il covid, è capitato di approfittare di persone che, non trovando il posto in ospedale, hanno dovuto chiedere il favore per un posto in una clinica privata, pagando migliaia di euro”.

Ma ci sono tanti che hanno avuto il coraggio di denunciare. E’ il caso, ad esempio, di un imprenditore agricolo di Forino, Gerardo Lombardi. “Non si è fatto intimidire – dice Capossela – Non ha ceduto il suo terreno a chi faceva gola. Per ripicca, gli hanno tagliato ben duemila piante, una vera e propria spedizione punitiva. Ma lui ha denunciato e ora, pian piano, sta ricostruendo l’impresa”.

“Ho trovato il coraggio di denunciare per la mia famiglia, i miei figli. Certo, la paura è stata tanta, ma occorre farlo. Spero che lo facciano in tanti”, afferma Lombardi.