Marco Grasso – Quarantottore di sciopero per dire no ai licenziamenti. Due giorni di protesta e mobilitazione per riaprire il confronto con l’azienda sul futuro della Casa di Cura “Villa dei Pini”.
E’ scattato stamani davanti la struttura di via Pennini lo sciopero proclamato da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Buona l’adesione alla protesta messa in campo per fermare la procedura di licenziamento avviata per 27 dei complessivi 90 dipendenti. A rischio taglio ci sono 4 medici, 19 infermieri, 2 amministrativi e 2 animatori.
“Attualmente la struttura ospita un’ottantina di pazienti, nonostante l’accreditamento sia per 150 posti. Per completare i lavori di ristrutturazione della clinica c’è tempo fino al 31 dicembre, speriamo ci siamo la volontà di procedere”, precisa Antonio Spagnuolo della Uil.
Lo sciopero arriva dopo un mese di stato di agitazione e un primo sciopero. Il nuovo decreto regionale prevede la riconversione da casa di cura in struttura riabilitativa. Il mancato adeguamento ha portato dei problemi in termini di degenza. Dei 102 posti letto disponibili solo 80, come detto, sono occupati e l’Asl non può disporre altri ricoveri per la mancanza delle necessarie figure professionali.
I 48 posti in più, che portano il numero complessivo di posti fino a 150, riaguardano la riabilitazione multidisciplinare. Completare questo passaggio, sostiene il sindacato, vorrebbe dire non solo scongiurare i tagli, ma aprire le porte ad altre assunzioni.
“Domani saremo sotto la sede dell’Asl per avere un confronto con la drigente Morgante”, incalza il segretario della Funzione Pubblica Cgil Marco D’Acunto. “Vogliamo che si faccia chiarezza sul futuro di questa struttura. Siamo aperti al confronto, ma è chiaro che bisogna prima rimuovere il macigno dei licenziamenti. Se queste sono le premesse, diventa difficile immaginare un percorso condiviso”.
I servizi continueranno ad essere erogati anche nel corso dello sciopero. “Non è nostra intenzione creare ulteriori disagi ai pazienti e alle loro famiglie, ma è chiaro che questa vertenza interessa tutti, non solo i lavoratori. Bisogna fare fronte comune per superare l’emergenza ed aprir un tavolo di trattativa fondamentale per ridare centraltà ad una struttura sanitaria che ha importanti potenzialità”.